Studio 15

Il Giorno Di Geova

 

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– IL GIORNO DE GEOVA,
 IL “GIORNO DELLA VENDETTA”,
 IL “ GIORNO DELL’IRA”. 
– UN TEMPO DI GRANDE DISTRETTA. 
– SUA CAUSA. 
– LA TESTIMONIANZE BIBLICA SU QUEL GIORNO. 
– IL SUO FUOCO E LA SUA TEMPESTA, 
IL SUO CROLLAMENTO E IL SUO 
ARDORE DEBBONO ESSERE 
PRESI IN MODO SIMBOLICO. 
– LA TESTIMONIANZA DI DAVIDE. 
– LA TIMONIANZE DELL’APOCALISSE. 
– LA SITUAZIONE PRESENTE E 
L’ASPETTO FUTURO QUALI 
SI VEDONO PER LE DUE PARTI 
OPPOSTE DEI CAPITALISTI E DEI OPERAI. 
– UN RIMEDIO CHE NON RIUSCIRA’. 
– IL VELO RIMOSSO E LA LUCE 
DATA AL PROPRIO TEMPO. 
– LE PROVA DI QUEANTO PRECEDE. 
– LA POSIZIONE DEI SANTI DURANTE 
LA DISTRETTA E IL LORO 
ATTEGGIAMENTO CONVENEVOLE
 IN PREZENZA DI ESSA

 

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"E se quei giorni...... quei giorni saranno abbreviati." Matteo 24:22

 

 

Cristo sara’ il Maresciallo di Geova.

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     Il "giorno di Geova" è il nome di quel periodo durante il quale il Regno di Dio, sotto a Cristo, sarà eretto gradualmente sopra la terra, mentre che i regni di questo mondo "passeranno" e che il potere e l'influenza di Satana sull'uomo saranno legati. Egli è dovunque descritto come un giorno tetro, di torbidi intensi, di distretta, di perplessità e di confusione fra l'umanità. [355]

     E nessuna maraviglia che una rivoluzione di quella importanza e portata, richiedendo cambiamenti così grandi, sia causa di torbidi. Delle piccole rivoluzioni ne hanno cagionati in tutti i secoli; e questa, una rivoluzione mille volte più grande di tutte le precedenti sarà "un tempo di distretta qual mai non fu da che esistono nazioni fino a quel giorno", e come giammai più ve ne sarà" (Dan. XII, 1; Matt. XXIV, 21, 22).

     Egli vien chiamato il "giorno di Geova',' perchè Cristo, quantunque rivestito d'un titolo reale e di potenza reale, dirigerà ogni cosa durante quel tempo di distretta più come maresciallo di Geova, assoggettandosi ogni cosa, che come il principe [3556] della pace benedicendo tutti.

     Simultaneamente collo scrollamento delle false dottrine e dei sistemi erronei ed imperfetti, lo stendardo del nuovo Re s'innalzerà, e finalmente quest'ultimo sarà riconosciuto da tutti qual Re dei re. E' così che lo stabilimento della signoria di Cristo vien rappresentato dai profeti come l'opera di Geova.

"Chie­dimi, e io ti darò per eredità le nazioni e i confini della terra per tua possess- ione" (Salmo II, 8). 

"Ai dì di questi re l'Iddio del cielo farà sorgere un regno...." (Dan. II, 44).

"Uno simile ad un figliuol d'uomo venne fino all'Antico dei giorni e fu fatto accostare a lui ed esso gli diede signoria e gloria e regno; e tutti i popoli, nazioni e lingue devono servirgli" (Dan. VII, 9, 13, 14, 22, 27).

     L'apostolo Paolo dice ancora che allorquando Cristo avrà raggiunto lo scopo del suo regno

"allora il Figliuolo sarà anch'egli sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa" (I Cor. XV, 28).

 

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Iddio ha stabilito certe leggi ed opera in armonia con essi.

     Quel periodo vien chiamato il "giorno della vendetta del nostro Dio" e il "giorno dell'ira" (Es. LXI, 2; LXIII, I-4 ; Salmi CX, 5).

     E tutta via chi non pensasse che alla collera, o supponesse in Dio qualunque idea malevole si ingannerebbe a partito. Iddio ha stabilite certe leggi, operando in armonia con esse, e chiunque le contraria, per una ragione qualsiasi raccoglie il castigo della sua propria condotta. Il consiglio amoroso di Dio riguardo agli uomini è stato ripetutamente da essi respinto, eccezione fatta del piccolo numero; e Iddio dal canto suo li lasciò seguire la loro propria via, rinunciando a lui ed al suo consiglio (Rom. I, 28).

     Egli consacrò allora le sue cure speciali ad Abrahamo e alla sua progenie, i quali dichiarano di voler seguire le sue vie ed il suo servizio. La loro durezza di cuore e il loro difetto di sincerità inverso Dio, come popolo, gl'impedirono non solo di accet [357] tare il Messia, ma in modo tutto speciale li gettarono nel torbido che terminò la loro esistenza nazionale.

 

 

 

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Il tempo dell’angoscia sara’ il risultato attribuito alle conseguenze dell’ingiustizia.

     E così la luce che risplendette nel mondo durante l'età del Vangelo, per mezzo della vera Chiesa (l'assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli) testimoniò di fronte al mondo civilizzato della differenza esistente tra il bene e il male, e d'un tempo avvenire, nel quale l'uno sarà premiato e l'altro punito (Giov. XVI, 8-11; Fatti XXIV, 25).

    Se gli uomini avessero osservato l'insegnamento del Signore, ciò avrebbe avuto sopra di essi un'influenza immensa. Ma, come sempre, essi non ascoltarono che la loro propria volontà; quindi, non avendo tratto verun profitto degli avvertimenti delle Scritture, il giorno del Signore verrà come conseguenza della loro negligenza.

     Possiamo ripetere adunque che è il giorno dell'ira di Dio, come premio dell'ingiustizia a causa del disprezzo dei suoi consigli. Non pertanto, considerato sotto ad un altro aspetto, il torbido che si sparge nel mondo non è che il risultato naturale del peccato, che Iddio previde, e contro il quale i suoi consigli avrebbero protetti gli uomini, se questi li avessero osservati.

Il mondo ha ignorato il consiglio di Dio.

 

La „voce d’avidita’“ arraffi, (prendi) tutto cio’ che puoi.....

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     Nel tempo stesso che il messaggio di Dio alla Chiesa è "Offrite i vostri corpi in sacrificio vivente" (Rom. XII, 1) il messaggio al mondo fu

"Guarda la tua lingua dal male, e le tue labbra dal parlar frode; ritratti dal male e fa il bene; cerca la pace e procacciala" (Salmi XXXIV, 13, 14).

     Pochissimi hanno osservato l'uno o l'altro di questi messaggi. Una piccola greggia sola si sacrificò; e per quanto concerne il mondo, abbenchè egli proclamasse questa divisa "l'onestà è la miglior politica", egli ne trascurò generalmente la pratica. 

     Egli ascoltò piuttosto la voce dell'avarizia: "Prendi ciò che puoi in fatto di ricchezza, d'onori e di poteri in questo mondo; che importa il modo concui [358] procaccerai tutto ciò; che importa se altri perderà se tu guadagni".

    In breve, l'afflizione di quel giorno del Signore non potrebbe venire, se i principi della legge di Dio non fossero stati trasgrediti. Ecco la legge riassunta: "Ama il Signor Iddio tuo con tutto il tuo cuore, e il tuo prossimo come te stesso" (Matt. XXII, 37-39).

   Si è perchè lo spirito e il gusto depravati sono opposti alla legge di Dio, e non vi sono sottomessi, che quell'afflizione viene come una conseguenza naturale; come la mietitura segue la semina.

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L’egoista, cuore di pietra dell’uomo diverra’ un cuore di carne.

     Lo spirito naturale e depravato, lungi di amare il suo prossimo come se stesso, fu sempre egoista e cupido, andando spesso fino alla violenza e all'omicidio per entrare in possesso del bene altrui. Qualunque possa essere il modo con cui egli viene esercitato, il principio egoistico resta sempre il medesimo, e non è governato che dalle circostanze, — la nascita, l'educazione e l'ambiente.

     Fu sem­pre il medesimo principio in tutte le età del mondo, ed egli resterà tale, fino a che, per la forza dello scettro di ferro del Messia, l'amore, e non il potere e l'avidità decida ciò che è giusto e lo fortifichi fino a che sia dato a tutti di conoscere la superiorità e i vantaggi del regno di giustizia e d'amore in confronto di quello dell'egoismo e della forza; fino a che sotto l'influenza della luce del sole di giustizia e di verità il cuore di pietra diventi nuovamente ciò che Iddio dichiarò al principio, "molto buono", come un cuore di carne (Ezec. XXXVI, 26).

 

 

Come divenne il cambiamento dall’amore simile a Dio all’egoismo?

 

 

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Sostenersi divenne l’intenzione piu’ importante ed interessante della vita.

     Se volgiamo indietro lo sguardo, possiamo facilmente vedere come si verificò il cambiamento della bontà e dell'amore in un duro egoismo. Le circostanze, tendenti a generare l'egoismo, si presentarono appena l'uomo, per la sua disubbidienza, si attirò la disgrazia di Dio ed egli fu esiliato dall'Eden, la sua dimora, ove a tutti i suoi bisogni [359] era abbondantemente provveduto.

     Allorchè i nostri primi genitori ne uscirono condannati, ed essi cominciarono la lotta per la vita e cercarono a prolungare la loro esistenza, essi incontrarono subito delle spine, dei triboli e la terra sterile; e il loro combattimento contro a quelle difficoltà generò la fatica e il sudor della fronte, come il Signore lo aveva dichiarato.

    Poi, insensibilmente, le qualità mentali e morali cominciarono ad avvizzirsi per difetto d'esercizio, mentre le qualità inferiori raggiunsero un più perfetto funzionamento mediante un esercizio continuo. La propria conservazione divenne lo scopo precipuo e l'interesse della vita; e la fatica che procurò la necessità di sostentarsi divenne la regola per la quale si stimarono tutti gli altri interessi. — Mammona divenne il Signore dell'uomo.

     Possiamo noi stupirci se, in simili circostanze, il genere umano divenne egoista, cupido, avido, ognuno volendo avere la parte maggiore — in primo luogo per le necessità della vita, e quindi per gli onori ed il lusso concessi da Mammona? Altro non è se non la tendenza naturale che Satana sfrutta a suo vantaggio.

Il velo dell’ignoranza e superstizioni sta’ per essere gradualment levato.

 

Le ricchezze generano molti mali com’anche delle benedizioni.

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     Durante le passate età, mercè varie circostanze (tra l'altre, l'ignoranza, i pregiudizi di razza, la fierezza nazionale)', le grandi ricchezze sono sta­te generalmente nelle mani di pochi, — dei signori, — ai quali la moltitudine rese servilmente obbedienza come ai suoi rappresentanti nazionali, nell'opulenza dei quali essa poneva il suo orgoglio e il suo interesse come nella sua propria.

     Ma come si avvicina il tempo da Geova designato per benedire il mondo con un ristabilimento mediante il Messia, il velo dell'ignoranza e della superstizione cominciò a lacerarsi mercè le facilitazioni e le invenzioni moderne; queste provocarono l'elevazione generale del popolo e la diminuzione del potere dei sovrani terrestri. La ricchezza è attualmente [360] più nelle mani dei ricchi del popolo che in quelle dei suoi monarchi.

     Quantunque la ricchezza generi molti mali essa non è però senza benedizioni: i ricchi ottengono una migliore educazione, e quindi sono così elevati intellettualmente sopra i poveri, ma essi si credono in tal modo più privilegiati degli altri e si associano più o meno ai sovrani. 

   Ed ecco l'aristocrazia che possiede ad un tempo l'oro e l'educazione per appoggiarla e secondarla nelle lotte ambiziose in cui essa s'impegna per impadronirsi di tutto ciò a cui può giungere e tenersi ad ogni costo al primo rango.

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Come il popolo profitta dalle facilita’ di educazione, gli uomini cominciano a pensare se’ per se’.

     Ma ora che l'intelligenza si apre e che il popolo profitta della facilità di educazione così abbondante, gli uomini cominciano a pensare da sè e per sè; ma coll'egoismo e la stima di sè che li distingue, appoggiata da una coltura superficiale, talvolta una cosa pericolosa — essi s'immaginano di aver trovato il mezzo e la via per cui gli interessi e la condizione di tutti gli uomini, e la loro specialmente, potranno essere elevate a detrimento del piccolo numero attualmente detentore della ricchezza.

     Molti fra di essi, non v'ha dubbio, credono sinceramente che gl'interessi contrari dei discepoli di Mammona (da una parte essi e dall'altra i ricchi) possono essere regolati facilmente e lealmente; e indubitatamente essi pensano che se fossero ricchi essi sarebbero estremamente benevoli ed amerebbero volentieri il loro prossimo come se stessi; imperocchè, per dir vero, pochissimi manifestano un tale spirito nella loro condizione presente, e colui che non è leale nei piccoli beni di questo mondo, non lo sarebbe neppure se egli possedesse delle grandi ricchezze.

     Infatti, le circostanze lo provano; molti fra i più duri di cuore e dei più egoisti fra quelli che sono nell'abbondanza, sono quelli appunto che sono usciti repentinamente [361] da una condizione umile.

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Gli ospedali

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Le Bibliotechi

     Da un altro lato, pur non scusando affatto la concupiscenza e l'egoismo impetuoso di nessuno, è giusto il riconoscere che gli stabilimenti creati per il ricovero e le cure degli ammalati, dei poveri e di tutti i derelitti, asili, ospedali, ospizi, case di ritiro per i poveri, scuole, biblioteche pubbliche, e in varie altre imprese per il benessere e la consolazione delle masse più che per i ricchi, son sostenuti principalmente dai doni e dalle contribuzioni dei ricchi.

     Quasi tutte quelle istituzioni devono la loro esistenza a dei cuori misericordiosi e benevoli fra i ricchi, e sono imprese tali che le classi più povere non hanno i mezzi di condurre a bene, come non avrebbero, del resto, generalmente parlando, nè l'educazione, nè la volontà necessaria per compiere opere così fatte.

Esiste un amarezza sempre crescente tra gli opulenti e la classe operaia.

 

Il Capitalismo contro la classe Operaia

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L’aumento della conoscenza e la liberta’ producono dei malcontenti.

 

     Nonostante ciò assistiamo ai giorni nostri ad una lotta sempre più viva tra gli opulenti e la classe operaia; un'amarezza sempre crescente da parte della classe dei lavoratori ed un sentimento pure crescente fra i ricchi che credono che il braccio forte della legge potrà proteggerli con ciò che essi credono essere il loro diritto.

     Perciò i ricchi si tengono dalla parte dei governanti e dei governi; e le masse operaie cominciano a credere che le leggi e le autorità esistano unicamente per aiutare e proteggere i ricchi, mettendo in iscacco i poveri; ed esse si sentono così spinte in braccio al comunismo ed all'anarchismo, credendo che così i loro interessi saranno megli tutelati; esse dimenticano che, in fin dei conti, il peggiore governo ed il più costoso vale assai meglio della privazione di ogni governo.

     Numerosi passi della Scrittura chiaramente di­mostrano che tale sarà la natura della distretta che affliggerà i sistemi attuali, civili, sociali, religiosi; e che ciò sarà la via alla quale metterà capo [362] po l'accrescimento della conoscenza e della libertà, a cagione delle imperfezioni mentali, morali e fisiche dell'uomo. Ci riferiremo a quei passi al momento opportuno.

     Non possiamo qui richiamare l'attenzione che sopra un piccolo numero di passi della Scrittura che toccano un tale ordine d'idee. In attesa vorremmo prevenire i nostri lettori che in varie profezie in cui l'Egitto, Babilonia e Israele hanno cotanta parte, non si ebbe soltanto in vista un adempimento letterale, ma ancora un secondo e più completo adempimento.

    Tali, a mo' d'esempio le predizioni riferentisi a Babilonia ecc., dovrebbero essere considerate come stravaganti ed eccessive, qualora non sapessimo ch'esse si riferiscono a una Babilonia simbolica e antitipica, quanto alla Babilonia del senso letterale.

     Il libro dell'Apocalisse contiene delle predizioni che vi furono registrate molto tempo dopo che Babilonia, secondo la lettera, fu ridotta in rovine, ed in conseguenza, non sono applicabili che alla Babilonia simbolica; e in realtà la rassomiglianza sorprendente delle parole dei profeti, le quali apparentemente furono rivolte direttamente alla Babilonia letterale, mostrano che essi riguardavano la Babilonia simbolica in un senso speciale. 

   In quell'adempimento più largo, l'Egitto rappresenta il mondo e Babilonia la Chiesa nominale, la sedicente cristianità; mentre che Israele, come già varie volte l'abbiam veduto, rappresenta il mondo intiero quale ei sarà nella sua condizione giustificata, il suo glorioso real sacerdozio, i suoi santi Leviti e il suo popolo nella fede e nell'adorazione, giustificati tutti dal sacrificio di propiziazione e condotti in uno stato di riconciliazione con Dio.

     A Israele son promesse le benedizioni, all'Egitto le piaghe e a Babilonia, la forte, una caduta completa e maravigliosa che durerà eternamente, come d'una gran macina precipitata nel mare (Apoc. XVIII, 21 ), essa non si [363] rialzerà giammai, e sarà un ricordo odioso a perpetuità.


 

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L’Egitto = Il mondo che ricevera’ le piaghe.


 

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La Babilonia = La Chiesa falsa che sara’ rovesciata e distrutta.


 

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Israele = Il Mondo  giustificato ricevera’ le benedizioni risultando dall’armonia con Dio.

 

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"Ecco, il salario da voi defraudato agli operai.... agli orecchi del Signore degli eserciti."
Giacomo 5:4

 

     L'apostolo Giacomo richiama la nostra attenzione sopra quel giorno d'afflizione e ne discorre come d'un risultato dei contrasti tra il capitale e il lavoro. Egli dice:

"Or su al presente, ricchi, piangete, urlando per le miserie vostre, che sopraggiungono.

"Le vostre ricchezze son marcite (1) e le vostre vestimenta sono state rose dalle tignuole. L'oro e l'argento vostro è arrugginito, e la lor ruggine sarà in testimonianza contro a voi, e divorerà a guisa di fuoco; voi avete fatto un tesoro per gli ultimi giorni.

"Ecco, il premio degli opera che hanno mietuti i vostri campi, del quale sono stati frodati da voi, grida: e le grida di coloro che hanno mietuto sono entrate nelle orecchie del Si­gnor degli eserciti". (Giac. V, 1-4).

     Ed egli aggiunge che la classe colta dalla distretta è stata abituata al lusso e alle morbidezze, ottenuti in gran parte a danno di altri, fra i quali eranvi alcuni giusti, e che, perchè questi non resistettero, essi andarono fino a toglier loro la vita. L'apostolo esorta i fratelli a tutto sopportare checchè possa loro avvenire guardando al di là dei torbidi e di aspettare la liberazione del Signore.

     E' quella situazione che vediamo appunto formarsi a passi da gigante; e nel mondo, fra quelli che son desti, quanti sono quelli che stanno "spasimando di paura, e d'aspettazione delle cose che sopraggiungeranno nel mondo?"

     Ognuno sa che la tendenza costante dell'epoca nostra ha di mira la diminuzione dei salari per il lavoro, a meno che i prezzi non siano sostenuti artificialmente o elevati da leghe operaie, o mediante scioperi, ecc., e coi sentimenti attuali della massa, ognuno può vedere che non si tratta più di una quistione di tempo. Allorchè i limiti del sopportabile saranno varcati, una rivolta ne (1) Hanno perso il loro valore [364] conseguirà certamente.


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1930 La fila per il 
Pane NYC


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1931 4 Milioni  erano Disoccupati


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1933  Le file per 
la zuppa

 

 

 

"Getteranno il loro argento per le strade.... nel giorno del furore dell'Eterno."
Ezechiele 7:19

     Quella rivolta getterà l'allarme fra il capitale che si ritirerà dal commercio e dall'industria manufatturiera, ammucchiandosi nelle casse forti per consumarsi da se nell'improduttività, colle spese della sua conservazione e il tormento dei suoi proprietari.

    Da quel fatto risulterà certamente il fallimento, il panico finanziario e la rovina del commercio, attesochè oggi tutti gli affari importanti si fanno a credito.

     Il risultato naturale di quanto precede sarà che centinaia di migliaia di uomini, che sono dipendenti, del loro salario pel loro pane quotidiano perderanno la loro mercede, e il mondo sarà ripieno di mendicanti e di gente spinta dalla necessità a violare tutte le leggi.

    Allora succederà ciò che è scritto per lo profeta: Il tempo è venuto che chi compra non si rallegrerà; chi vende non si dorrà; perciocchè ardor di via sarà su tutta la moltitudine; non vi sarà più sicurtà per la proprietà.

     Tutte le mani diverranno fiacche per stornare la distretta. Getteranno il loro argento per le strade e il loro oro sarà come una immondizia; nè il loro argento nè il loro oro potrà liberarli nel giorno dell'indegnazione del Signore (Ezec. VII, I0-19).

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La distruzione di Gerusalemme – 70 A.D. Rappresentando l’angoscia sul Cristianesimo.

     Vero è che gli ultimi quarant'anni dell'esistenza d'Israele come nazione furono una distretta "un giorno di vendetta" per quel popolo, terminantesi nella distruzione completa della sua nazionalità; ma giova non perder di vista che il suo giorno di vendetta non fu che un'ombra, una figura attenuata d'una distretta ancora ben più grande e più estesa che si spargerà sulla cristianità nominale, nel modo medesimo che la storia del suo passato come popolo durante l'età del suo favore, era un tipo dell'età del Vangelo, come in modo decisivo dimostreremo nel volume seguente.

     Ognuno vedrà allora perchè quelle profezie, concernenti il giorno del Signore, dovettero essere rivolte, e lo [365] furono infatti più o meno direttamente a Israele ed a Gerusalemme, quantunque la connessione dimostri che nel loro pieno e completo adempimento, tutto il genere umano vi sia compreso.

L’angoscia implichera’ tutti le classi.

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Marzo 1917, Il Czar Nicola II della Russia, rinuncio’ il suo trono.

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Novembre 1917 La Revoluzione  Bolshevik

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Novembre  10, 1989, Il muro, (famigerato) di Berlin, un simbolo dell’oppressione comunista, divenne sbriciolato

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Dicembre 25, 1989, Il dittatore , Nicola Ceausescu fu’ ucciso.

Tutti le Classi saranno Puniti

     Prendiamo un'altra prova profetica (Sof. I: 7-9, 14-18).

"Silenzio, per la presenza del Signore Iddio! conciossiachè il giorno del Signore sia vicino; perciocchè il Signore ha apparecchiato un sacrificio, egli ha ordinati i suoi convitati. (conf. Apoc. XIX, 17).

"Ed avverrà nel giorno del sacrificio del Signore, che io farò punizione dei principi e dei figliuoli del re, e di tutti quelli che si vestono di vestimenti strani. 

"In quel giorno ancora, farò (altresì) punizione di tutti coloro (i depredatori) che saltano sopra la soglia; che riempiono le case de' lor Signori di rapina e di frode."

     (Ciò prova che non solo vi sarà un grande sconvolgimento della ricchezza e del potere in quei tempi di distretta, ma che quelli che in quel tempo saranno gli strumenti del cielo nella distruzione dei sistemi presenti saranno tuttavia puniti pel loro modo di operare ingiusto ed iniquo; perciocchè la distretta che avverrà coinvolgerà tutte le classi e porterà la distrezza su tutta la moltitudine).

"Il gran giorno del Signore è vicino; egli è vicino e si affretta; la voce del giorno del Signore sarà di persone che grideranno amaramente. I capitani sono già là.

"Quel giorno sarà giorno d'indegnazione; giorno di distretta e d'angoscia; giorno di tumulto e di fracasso; giorno di tenebre di caligine (d'incertezza e di presentimenti, come pure di miseria presente) giorno di nebbie (di torbidi) e di folta oscurità.

"Giorno di tromba (la settima tromba simbolica echeggerà durante tutto quel giorno di distretta, — essa vien chiamata altresì la tromba di Dio, perchè essa è strettamente legata cogli avvenimenti di quel giorno del Signore) e di stormo sopra le città forti e sopra gli [366] alti cantoni (le dichiarazioni ampollose e contradditorie di Governi forti e saldamente radicati).

"Io metterò gli uomini nella distretta, e cammineranno come ciechi (barcollanti nell'incertezza, non sapendo quale via scegliere); perciocchè hanno peccato contro al Signore; e il loro sangue sarà sparso come polvere, e la loro carne come sterchi.

     Nè il loro argento, nè il loro oro non li potrà scampare nel giorno dell'indignazione del Signore (benchè prima la ricchezza potesse fornire l'agiatezza ed ogni lusso possibile); e tutto il paese (tutta la terra) sarà consumato (divorato) per lo fuoco del suo zelo; perciocchè egli farà una finale ed anche affrettata distruzione di tutti gli abitanti del paese.

     Quella distruzione improvvisa annienterà molti ricchi nel senso che cesseranno di essere ricchi, ma essa trarrà pure con se la perdita di moite vite in tutti gli strati della società.

   Non proveremo di seguire i profeti in tutti i loro dettagli sull'afflizione di quel giorno ch'essi considerarono sotto a diversi aspetti, ma proseguiamo brevemente il pensiero suggerito in ultimo dal profeta più sopra, vale a dire l'azione di consumare tutta la terra col fuoco della gelosia del Signore. Lo stesso profeta si riferisce da capo al fuoco (Sof. III, 8, 9) allor ch'egli dice:

 

"Poiché allora darò... per servirlo di comune accordo."
Sofonia 3:9


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Il fuoco dello zelo di Dio e’ simbolico, non e’ fuoco alla lettera.

".... Aspettatemi, dice il Signore, nel giorno che io mi leverò per ispogliare; conciossiacchè il mio decreto sia di adunar le genti, di raccogliere i regni, per ispander sopra loro la mia indignazione, tutto l'ardor della mia ira

     (l'adunamento dei popoli di tutte le nazioni a degl'interessi comuni in opposizione ai governi presenti è crescente) (prova il movimento noto sotto al nome di Internazionale); [367]

"dopo quella distruzione dei regni, dopo la rovina dell'ordine sociale attualmente esistente, — (nel fuoco dell'afflizione) io darò ai popoli delle labbra pure (la parola pura, non contaminata dalle tradizioni umane), acciocchè tutti invochino il nome del Signore, e lo servano di pari consentimento".

     Quel fuoco del zelo di Dio è un simbolo potentissimo, rappresentante l'intensità della dìstretta e della desolazione che involgerà tutta quanta la terra. Egli è evidente che non è un fuoco alla lettera, come molti lo pensano, poichè dopo le sue stragi i popoli vivono ancora e sono benedetti.

      E' evidente altresì che i popoli sopravviventi non sono dei santi, come molti vorrebbero far credere, poichè debbono anzitutto essere convertiti per  poter servire il Signore, mentre i santi sono già convertiti e servono il Signore (1).

 

 

 

 

 

Altri simboli nelle scritture.

(1) Menzioniamo questo per distruggere l'argomento messo avanti da alcuni i quali, prendono quel fuoco alla lettera, e che in seguito di ció, pretendono che la terra, al senso letterale sarà consumata, ecc. 

   Per i bisogni della loro teoria, essi pretendono che i popoli menzionati qui sono i santi che ritorneranno sulla terra dopo che questa ultima sarà stata arsa e si sarà raffreddata; che essi edificheranno delle case e vi abiteranno, che pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto, e si rallegreranno a lungo dell'opera delle loro mani.

   Essi considerano i pochi anni che restano ancora come una educazione, una preparazione per diventar degni dell'eredità, e dimenticano che quest'ultima si perderebbe completamente nelle esperienze aeree dei mill'anni d'aspettativa per il raffreddamento della terra,— conformemente alla loro teoria. 

   Quello è un errore serio: esso risulta da una interpretazione troppo letterale delle figure, similitudini, parabole e discorsi oscuri del Signore, degli apostoli e dei profeti. Proseguendo ancora l'errore, essi pretendono che dopo il fuoco non vi saranno più montagne, nè mari, perchè essi non vedono che tutte quelle espressioni, come pure il fuoco, sono dei simboli. [368]

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Monti = Regni

     In tutte le Scritture la parola terra rappresenta o dinota la società organizzata, quando è adoperata in modo simbolico; i monti significano i regni, cieli, le potenze spirituali dominanti; mare la moltitudine dei popoli agitati, turbolenta e scontenta; fuoco rappresenta la distruzione di tutto ciò che arde — la zizzania, le scorie, la terra (l'ordine sociale), ecc. E se in simbolo viene aggiunto dello zolfo al fuoco, ciò ringagliardisce l'idea di distruzione; perciocchè nulla è più mortale ad ogni forma di vita che il vapore solforoso.

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Cieli  =
Autorita’ Spirituali

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La Terra = 
La Societa’

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Mari = 
La moltitudine agitati

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Fuoco = Distruzione

Zolfo = Distruzione Mortale

 

La profezia di Pietro

 

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     La profezia simbolica di Pietro sul giorno dell'ira si accorda perfettamente con questo pensiero. Ei dice:

"Per le quali cose il mondo di allora, diluviato per le acque, perì (non furono già i cieli e la terra letteralmente parlando che disparvero, ma l'economia antidiluviana o l'ordine di cose esistenti prima del diluvio).

Ma i cieli e la terra del tempo presente (la presente economia o l'attuale stato di cose) per la medesima parola (d'autorità divina) son riposti; essendo riserbati al fuoco".

     Il fatto che l'acqua fu al senso esatto della parola, porta molti a credere che il fuoco debba altresì prendersi al senso letterale, ma ciò non risulta affatto.

    Il tempio di Dio era una volta di pietre, secondo la lettera, ma ciò non toglie punto che la Chiesa, il vero tempio, sia una cosa spirituale, un tempio santo, non formato di materie terrene. L'arca di Noè ne era altresì una al senso letterale, ma essa simbolizzava Cristo e la potenza che è in lui, in virtù della quale egli riorganizzerà e ristabilirà la società umana.

Il mondo di allora
 =
L’ordine di cose esistenti prima del Diluvio

Il Tempio di Dio
=
La vera Chiesa

L’Arca di Noe’
=
Il Cristo

I Cieli e la Terra attuale
=
L’autorita’ Ecclesiastici ed Ordine Sociali, attuale.


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I simbolici Cieli e la Terra passeranno nella grande angoscia.

"Ma noi, secondo.... abita la giustizia."
II Pietro 3:13

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"...la terra rimane in eterno."
Ecclesiaste 1:4

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L’Apostolo Pietro

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L’Apostolo Giovanni

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L’Apostolo Paolo

 

Il simbolo del profeta Malachia

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"Il giorno del Signore verrà come un ladro (inosservato); e in quello i cieli (le potenze attuali del' l'aria, di cui Satana è il principe e il capo) passeranno rapidamente, e gli elementi divampanti si dissolveranno, 

"e la terra (l'ordine sociale esistente) e le opere che sono in esse (orgoglio, distinzioni [369] d'ordine e di rango, aristocrazia e dignità reale) saranno arse.... i cieli infuocati si dissolveranno e gli elementi infiammati si struggeranno.

"Ma, secondo la promessa d'esso, noi aspettiamo nuovi cieli (il nuovo potere spirituale, il regno di Cristo) e nuova terra (la società terrestre organizzata sopra una base nuova; sulla base dell'amore e della giustizia anzichè su quella della forza e dell'oppressione) ne' quali giustizia abita" (2 Piet. III, 6-7, 10-13).

    Giova tener a mente che alcuni degli apostoli furono altresì dei profeti, in particolare Pietro, Giovanni e Paolo. E mentre, come apostoli, essi furono gli oratori di Dio per spiegare le espressioni dei profeti precedenti ed essere così utili alla Chiesa, essi furono ancora impiegati da Dio come i suoi profeti, affin di predire le cose avvenire, le quali, appena giunto il tempo del loro adempimento, diventano il nutrimento a suo tempo", destinato alla famiglia della fede, e Iddio suscita al momento propizio dei servitori o interpreti atti a distribuirlo. (Ved. le dichiarazioni di Gesù a questo riguardo. Matt. XXIV, 45-46).

      Come profeti gli apostoli furono spinti a scrivere cose che non poterono comprendere se non imperfettamente, perchè non erano di stagione al tempo loro; così fu precisamente dei profeti dell'Antico Testamento (I Piet. I, 12-13) quantunque le loro parole, come quelle degli apostoli, fossero specialmente ispirate da Dio, esse hanno una profondità di pensiero di cui non avevano conoscenza essi stessi allorchè se ne servirono.

     In tal maniera la Chiesa è stata, in fondo sempre guidata da Dio stesso, qualunque siano stati coloro che furono i suoi oratori ed i suoi canali di comunicazione. Quanto più si ammetterà questa verità, maggiore altresì sarà la fiducia ferma che si avrà nella parola di Dio, nonostante l'imperfezione di alcuni dei suoi oratori. [370]   

    Il profeta Malachia (IV, 1) parlando di quel giorno no di Geova sotto allo stesso simbolo dice:

"Perciocchè, ecco, quel giorno viene, ardente come un forno; e tutti i superbi, e chiunque opera empiamente, saran come stoppia; e il giorno che viene li divamperà, ha detto il Signore degli eserciti; talchè non lascerà loro nè radice, nè ramo".

     L'orgoglio, l'amore altiero ed ogni altra cosa da cui il fasto e l'oppressione potrebbero di nuovo sfuggire saranno consumate intieramente dalla grande afflizione del giorno di Geova e dai castighi che sopravverranno ancora durante il millennio di cui l'ultimo è descritto in (Apoc. XX, 9).

L’orgoglio e l’oppressione saranno interamente distrutti.

     Ma mentre l'orgoglio, odioso in tutte le sue forme sarà completamente sterminato, e che tutti gli altieri ed i malvagi saranno completamente distrutti, ciò non implica che non vi sia più speranza di miglioramento fra quella categoria di persone.

    No! Lodato ne sia il Signore! Nel tempo stesso che il fuoco della giusta indignazione di Dio consumerà, il Giudice permetterà che a mezzo di un'occasione favorevole molti siano strappati come fuori dal fuoco (Giuda, 23); e coloro soli che rifiuteranno l'assistenza periranno nel loro orgoglio; perchè essi ne avranno fatto una parte del loro carattere e rifiutato di riformarsi.

 

 

 

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     Lo stesso profeta dà ancora un'altra descrizione di quel giorno (Mal. III, 1-3), nella quale egli mostra nuovamente, sotto alla figura del fuoco, come i figliuoli del Signore saranno purificati e benedetti e condotti presso di lui colla distruzione delle scorie dell'errore: —

"l'angelo del Patto, il quale voi desiderate.. ecco egli viene, ha detto il Signor degli eserciti. E chi sosterrà il giorno della sua ve­nuta? E chi durerà quando egli apparirà (chi resisterà alla prova)? Perciocchè egli è come il fuoco che fonde i metalli, e come l'erba de' purgatori di panni. Egli sederà struggendo e purgando l'argen [371] to; e netterà i figliuoli di Levi (tipici dei credenti di cui i principali sono il real sacerdozio), e li affinerà a guisa dell'oro e dell'argento; ed essi offeriranno al Signore offerte in giustizia".

Il fuoco simbolico distruggera’ ogni errore.

 

 

L’oro, l’argento e pietre preziosi simboleggiano Verita’ Divina e carattere appartenente ad essa.

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     Paolo si riferisce al medesimo fuoco e a quel medesimo procedimento di purificazione riguardo ai credenti nel giorno del Signore (1 Cor. III, 12-15) e ciò in modo tale da persuaderci che il fuoco simbolico distruggerà ogni errore ed effettuerà così la purificazione della fede.

    Dopo di aver dichiarato che egli non se ne riferisce che a coloro che hanno la loro fede sull'unico fondamento riconosciuto, l'opera compiuta della rendezione di Cristo Gesù, egli dice.

"Ora se alcuno edifica sopra questo fondamento oro, argento, pietre preziose (la verità della rivelazione divina), ovvero fieno, legna e stoppia (le false dottrine d'opinioni o tradizioni umane); l'opera di ciascuno sarà manifestata (portata alla vista di tutti nella sua vera natura perciocchè il giorno la paleserà; conciossiachè abbia ad essere manifestata per fuoco; e il fuoco farà la prova qual sia l'opera (di edificazione) di ciascuno".

     Anche la persona la più pregiudicata è costretta ad ammettere, per certo, che il fuoco che prova la fede di un uomo non è un simbolo grandioso per raffigurare la completa distruzione degli errori della fede che sono rappresentati qui con legna, fieno e stoppia, mentre ch'egli non avrà il potere di distruggere l'edificio della fede, edificato con l'oro, l'argento e le pietre preziose della verità divine, e fondato sulla roccia del sacrificio e del riscatto di Cristo.

     L'apostolo illustra quell'opinione dicendo:

"se l'opera di alcuno, la quale egli abbia edificata sopra il fondamento (di Cristo), dimora, egli ne riceverà premio. (Il suo premio sarà in proporzione della sua fedeltà nell'edificare, — secondo che egli avrà ignorate le tradizioni umane e edificato secondo la parola di Dio, la verità). 

"Se l'opera d'alcu [372] no è arsa, egli farà perdita (della sua ricompensa a cagione della sua infedeltà); ma egli sarà salvato, per modo però che sarà come per lo fuoco".

   Abbrustolito, disseccato e terrorizzato. Colui che edifica sulla roccia del riscatto di Cristo è al sicuro, percioc chè niuno che si confidi nella sua giustizia come in coperta che lo protegge, sarà confuso. Coloro soltanto che volontariamente respingono Cristo e ri­gettano l'opera sua, dopo di essere pervenuti ad una piena conoscenza, sono in pericolo della morte seconda (Ebr. VI, 4-8; X, 26-31).

La tempesta simboleggia la distretta del Giorno del Signore.

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     Quel torbido del giorno del Signore è descritto ancora in un altro modo, e simbolicamente. L'apostolo mostra (Ebr. XII, 26-29) che l'inaugurazione del patto della legge al Sinai fu il tipo dell'introduzione del nuovo patto col mondo, all'apertura dell'età millennaria o del regno di Cristo.

    Egli dice che nel tipo la voce commosse (scrollò) la terra al senso letterale, ma che ora egli ha fatta la promessa dicendo:

"Ancora una volta io commuoverò, non solo la terra, ma ancora il cielo".  A questo riguarda l'apostolo soggiunge spiegando:

"Or quello: ancora una volta, (una volta per sempre, quindi per l'ultima volta) significa il sovvertimento (cambiamento) delle cose commosse, (mutabili), come essendo fat­te (cioè delle cose trovate false, non conformi a verità) acciocchè quelle che non si commuovono (le cose vere e giuste) dimorino ferme.

"Perciò, ricevendo il regno che non può essere commosso, riteniamo la grazia per la quale serviamo gratamente a Dio con riverenza e timore. Perciocchè (come è scritto) anche l'Iddio nostro è un fuoco consumante".

     Noi vediamo adunque che l'apostolo ricorre all'esempio d'una bufera per simboleggiare il torbido di quel giorno del Signore, al quale lui ed altri si riferiscono altrove sotto al simbolo del fuoco.

     Egli menziona perfino gli eventi, cioè lo spazzamento di tutti gli errori sì dei credenti che del [373] mondo, degli errori riguardo al piano, alle perfezioni e alla parola di Dio, come pure gli errori relativi agli affari sociali e civili del mondo.

    Sarà infat­ti per tutti un benefizio l'essere liberati da quelle cose "essendo state fatte" (di quelle cose umane) che vennero in gran parte sull'uomo a cagione dei, suoi pravi desideri, come pure per l'astuzia di Satana, il nemico dichiarato dalla giustizia; ma l'essere liberati da tutto ciò sarà a gran costo per quelli che saranno in quel caso. Sarà un fuoco molto ardente, una bufera tremenda, una tetra notte di torbidi, che precederà lo spuntare glorioso di quel regno di giustizia che non può essere smosso giammai, di quel giorno millenniale nel quale il sole di giustizia splenderà in gloria e potenza, sanando e benedicendo il mondo infermo e mortale, ma riscattato (conf. Mal. IV, 2; e Matt. XIII, 43).

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L’oscurita’ della distretta precedera’ il glorioso splendore del Regno di Giustizia.

 

Il Salmista Davide vividamente descrive questo Giorno d’Angoscia.

"DIO è per noi un rifugio... 
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al suo gonfiarsi.
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(Sela) 
Salmo
46:1-3

     Davide, il profeta, che coi suoi salmi fu scelto da Dio per predirci tante cose preziose riguardo al Signor Gesù e la sua prima venuta, ci dà altresì alcune descrizioni vivissime di quel giorno di torbidi per il cui mezzo il suo regno glorioso verrà introdotto; e nelle sue descrizioni egli ricorre alternativamente a questi diversi simboli, — fuoco, tempe­sta, oscurità e caligine. Così p. e. egli dice:

"L'Iddio nostro verrà, e non se ne starà cheto, egli avrà davanti a sè un fuoco divorante, e d'intorno a sè una forte tempesta" (Sal. L, 3).

E ancora: "Nuvola e caligine sono d'intorno a lui; giustizia e giudicio sono il fermo sostegno del suo trono. Fuoco va davanti a lui, e divamperà i suoi nemici d'ogn'intorno. Le sue folgori illuminano il mondo; la terra lo vede e trema; i monti (i regni) si struggono come cera per la presenza del Signor di tutta la terra. I (nuovi) cieli predicano (allora) la sua giustizia e tutti i popoli veggono la sua gloria" (Sal. XCVII, 2-6).

E più lungi.... "Signoreggia in mezzo de' tuoi nemici.... Il Signore sarà [374] a tua destra, trafiggerà i re nel giorno della sua ira. Egli eserciterà il giudicio fra le genti, egli empirà ogni cosa di corpi morti; egli trafiggerà il capo che regna sopra molti paesi" (Sal. CX, 2-6).

"Iddio è nostro ricetto....; perciò non temeremo quan­tunque la terra tunque la terra (l'ordine di cose stabilito) si tramutasse di luogo, e i monti (i regni) smossi fossero sospinti nel mare (inghiottiti dalle masse turbolenti)

"e le acque rumoreggiassero e s'intorbidassero (divenendo furiose); e i monti fossero scrollati dall'altezza di esso. Il fiume, i ruscelli di Dio rallegrano la città di Dio. 

"Iddio è nel mezzo di Lei (la sposa fedele, la "piccola greggia") allo schiarir della mattina (del giorno millenniale)"

     E nel medesi mo salmo (Sal. 46; I, 5) gli stessi fatti vengono esposti con altri simboli.

"Le genti rumoreggiano, i regni sì commuovono; egli dà fuori la sua voce e la terra (la società si strugge). (Il Signor degli eserciti è con noi; l'Iddio di Giacobbe è il nostro alto ricetto).

    Poi mirando i risultati di quel periodo di sconvolgimento come passato, egli soggiunge:

"Venite, mirate i fatti del Signore, come egli ha operate cose stupende sulla terra!....

"desistete (dalle vostre vie precedenti, o popoli) e conoscete che io sono Dio; io sarò esaltato fra e genti, io sarò esaltato nella terra".

     La "nuova terra" ovvero la nuova organizzazione della società, esalterà Iddio e la sua legge come essendo sopra tutti e controllando tutti.

L’Apocalisse e’ un libro di profezie simboliche.

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Una Spada a due tagli della Sua Bocca

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I Re della Terra  raunati per Far Guerra

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La Bestia fu’ gettata nello stagno del fuoco.

     Un'altra testimonianza provante che il giorno del Signore sarà un giorno di grande distretta e di distruzione del male sotto ad ogni forma, (ma non un tempo di combustione letterale della terra), l'abbiamo nell'ultima profezia simbolica della Bibbia.

    Alludendo a quel periodo, in cui il Signore afferrerà la sua grande potenza e regnerà, la tempesta e il fuoco vengono descritti così:

"Le nazioni si sono adirate, ma l'ira tua è venuta" (Apoc. XI, :17-18).

E ancora: "E dalla bocca d'esso usciva una spada a due tagli, acuta, da percuotere con essa le genti;

ed egli le reggerà con una verga di ferro ed egli stesso calcherà il tino del vino dell'indignazione, e dell'ira dell'onni- potente...

"Ed io vidi la bestia (simbolica) e i re della terra, e i loro eserciti, raunati per far guerra con lui che cavalcava quel cavallo, e col suo esercito. 

"Ma la bestia fu presa, e con lui il falso profeta...questi due furon gettati vivi nello stagno del fuoco ardente di zolfo". (Apoc. XIX, 15-20).


La varieta’ di simboli ci aiuta per apprezzare i vari carattaristiche del Giorno del Signore.

     Non possiamo far qui una digressione per esaminare tutti quei simboli, quali "la bestia, il falso profeta", l'immagine", lo "stagno di fuoco", il "cavallo" ecc. ecc. Rimandiamo il lettore al volume seguente. (1) 

   Per ora vorremmo far osservare che la grande Battaglia (ovvero la guerra) simbolica e la raccolta del vino della terra quivi descritte come la chiusura dell'età presente e l'apertura dell'età millenniale (Apoc. XX, 1-3) altro non sono che altri simboli abbraccianti i medesimi grandi avvenimenti di distretta, i quali altrove sono chiamati in linguaggio simbolico: fuoco, bufera, turbine, commovimento, ecc. 

   In connessione colle figure della guerra e del tino di vino dell'Apocalisse osservate l'armonia sorprendente di (Gioele II, 9-16; e d'Esaia XIII, 1-11) nella descrizione dei medesimi avvenimenti con immagini di quel genere. La varietà di tutte quelle figure simboliche ci aiuta ad apprezzare e a comprendere più chiaramente tutti i tratti di quel grande e illustre giorno del Signore.

     (1) Altri quattro volumi "Il tempo è vicino" "tuo Regno venga" sono usciti presso al medesimo autore e sono già, tradotti in lingua inglese, francese e tedesca.

L’orgoglio da un lato, l’Ignoranza ed un zelo fanatico dall’altro lato

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La situazione presente

     Lasciamo riposare qui le dichiarazioni profetiche riferentisi a quel giorno, per mirare più particolarmente [376] l'aspetto odierno delle cose mondane, quali le vediamo prepararsi per il gran conflitto che s'avvicina a passi da gigante — un conflitto il quale, allorchè avrà raggiunto il suo punto culminante, deve essere necessariamente di breve durata, altrimenti la razza umana sarebbe sterminata. 

   Le due parti rivali in quella lotta gigantesca sono già riconoscibili. Da un lato noi veggiam l'opulenza, l'arroganza e l'orgoglio, e dall'altra una miseria molto sparsa, l'ignoranza, uno zelo fanatico, e un senso aspro dell'ingiustizia. L'una e l'altra spinte da motivi egoisti, organizzano ora le loro forze in tutto il mondo civile. 

   Coi nostri occhi unti dí verità noi possiamo vedere, ovunque volgiamo lo sguardo, che il mare e i flutti di già rumoreggiano, schiumano e battono contro le montagne, come ciò è rappresentato nelle minaccie ed i tentativi degli anarchici e dei malcontenti il cui numero costantemente si accresce; e possiamo vedere altresì che l'urto tra le diverse parti della società cammina rapidamente verso lo stato descritto da profeta, ove la terra (la società) sarà in fuoco, ed in cui gli elementi si scioglieranno e si dissolveranno nel calore provocato da quella conflagrazione.

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Le due parti rivali – l’opulenza e la miseria

I ricchi hanno il sentimento e reclamano il diritto per i beni di questo mondo.

     E' evidentemente difficile agli uomini di porsi a un punto di vista contrario ai propri interessi, alle loro abitudini e alla loro educazione da qualsiasi lato della controversia essi possano essere. 

   I ricchi hanno il sentimento di poter pretendere più che alla loro parte proporzionale di beni di questo mondo; che essi sono in diritto d'acquisto il lavoro ed ogni comodità al minor prezzo possibile; che essi hanno un diritto ai frutti dei loro sforzi; che essi hanno il diritto di fare uso della loro intelligenza e di condurre i loro affari in modo che fruttino al punto di poter accrescere le loro ricchezze ammucchiate, senza doversi domandare se altri, per la forza delle circostanze, sono obbligati a contentarsi [377] di minori comodi o hanno a malapena di che sostentarsi. 

   Essi ragionano così: non si può fare altrimenti; conviene che regni la legge della domanda e dell'offerta; vi furon sempre dei ricchi e dei poveri nel mondo; e se la mattina la ricchezza fosse divisa in parti uguali, prima del calar della notte, alcuni sarebbero di già più poveri per causa di dissipazione o d'imprevidenza, mentre che altri più economici ed avveduti sarebbero ricchi. 

   D'altronde dicono essi: potrebbesi pretendere che persone dotate di grandi doti intellettuali, intraprendano vaste imprese, occupando migliaia d'uomini, col rischio di grandi perdite, senza speranza alcuna di vantaggi e di guadagni?

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L’artigiano e l’operaio

 

Tutti dovrebbero essere utile e d’aiuto agl’altri.

 

Ambedue, Lavoro e Capitale hanno  profittato dall’accrescimento di conoscenza e gli invenzioni.

 

     L'artigiano e l'operaio diranno per contro:

    Noi constatiamo, sì, che il lavoro oggigiorno gode vantaggi più considerevoli di quelli che egli godeva in precedenza, che egli è meglio retribuito, e procura quindi un benessere maggiore; tuttavia in ciò egli non gode se non di un diritto di cui lo si privò per tanto tempo; ed egli raccoglie così il diritto ad una parte dei vantaggi delle invenzioni, delle scoperte, dell'accrescimento di conoscenze, ecc., del nostro tempo. 

   Noi riconosciamo il lavoro come onorevole, e s'egli è accompagnato dal buon senso e dall'educazione, dall'onestà e da principii equi, egli è altrettanto onorevole ed ha altrettanti diritti quanto abbia professione qualsiasi. Si, anzi; noi consideriamo l'ozio come un disonore e una vergogna per ognuno, qualunque esser possano i suoi talenti e le sue occupazioni nella vita. Tutti dovrebbero essere utili sotto a quel rapporto per essere apprezzati o stimati. 

   Ma benchè noi riconosciamo il miglioramento della nostra sorte, ed i progressi attuali riguardo alla situazione intellettuale, sociale ed economica, noi lo attribuiamo piuttosto alla forza delle circostanze che alla volontà degli uomini, sia da parte nostra che da parte dei padroni. Imperocchè noi [378] vediamo che la nostra situazione migliorata in un con quella di tutti gli uomini non è che il risultato del grande accrescimento di conoscenze, d'invenzioni, ecc., che ebbe luogo particolarmente in questi ultimi cinquant'anni. 

   Tutto ciò avvenne cori tanta rapidità che lavoro e capitale salirono la marea corrente e furon trasportati al livello più elevato; e qualora potessimo sperare che il flusso si potesse innalzare a profitto di tutti, noi ci diremmo soddisfatti; ma invece siamo ansiosi ed inquieti perchè vediamo che una tale speranza non è possibile. 

   Anzi la marea montante comincia a voltarsi, e mentre molti furono così portati molto in alto, in fatto di ricchezze e sono al sicuro sulle rive dell'agiatezza, dell'opulenza e del lusso, le masse tuttavia non sono assicurate così; anzi esse sono in pericolo di essere trasportate più in basso che mai dal riflusso, o dalla marea che scende. Ecco perchè noi siamo risoluti a prendere delle misure per assicurare il nostro presente stato e seguente miglioramento prima che sia troppo tardi.

 

 

 

L’organizzazione del Lavoro.

 

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     Per esprimere la cosa in altri termini: Noi (artigiani e operai) constatiamo che mentre tutto il genere umano ha grandemente partecipato alle benedizioni dei giorni nostri, molti, in virtù del loro talento speciale nel commercio, con un'eredità, per la frode o il manco di probità son divenuti possessori di migliaia e di milioni di lire e non è il loro unico vantaggio; essi, aiutati dalle invenzioni meccaniche, ecc., sono in grado di aumentare le loro ricchezze proporzionatamente alla diminuzione del salario degli operai. 

   Noi vediamo che se non prendiamo seri provvedimenti per proteggere il numero crescente degli artigiani contro la potenza crescente del monopolio, combinato colle macchine economiche, ecc. la legge della domanda e dell'offerta, c'inghiottirebbe completamente. Si è piuttosto contro a quel pericolo minaccioso che contro alle condizioni [379] presenti che noi cerchiamo protezione. 

   Per l'aumento naturale e, in America per l'immigrazione il nostro numero sempre s'accresce in modo visibile; e quasi ogni giorno produconsi nuove macchine economiche, perciò ogni giorno aumenta il numero di quelli che cercano lavoro e diminuiscono le domande di servizio. 

   Ond'è che se alla legge naturale della domanda e dell'offerta, si permettesse di seguire il suo corso, senza ostacoli, essa condurrebbe troppo presto il lavoro allo stato in cui si trovava un secolo fa, e lascerebbe tutti i vantaggi del nostro periodo in mano al capitale. Quello è che noi cerchiamo di scansare.

Una invenzione ha seguito un’altra rapidamente.

     E' stato constatato da uomini perspicaci, e ciò da molto tempo, che una gran parte di ciò che, in realtà, dovrebbe recare delle benedizioni, si volgerà il male, se non lo si mantiene nei giusti limiti col freno di leggi savie ed eque; ma la rapidità con cui un'invenzione succede ad un'altra e la crescente domanda di lavoro che ne risulta per fabbricare quelle macchine economiche sono state così importanti che il risultato finale ritardato e il mondo ha avuto un gran tempo di prosperità; un rialzo dei valori, dei salari, della proprietà, del credito (dei debiti) e delle idee si verificò, ma la reazione poco a poco comincia a farsi sentire.

L’offerta e la domanda.

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Attrezzi agricoli mettono un uomo in grado di fornire lavoro che richiedeva tanti prima

     In questi ultimi anni si sono prodotti attrezzi agricoli in quantità immensa, i quali mettono un uomo solo in grado di fornire il medesimo lavoro che richiedeva prima cinque operai. Ne risulta un effetto duplice: Anzitutto una estensione tripla può essere lavorata, adoperando tre operai sopra cinque; così due debbono forzatamente stare colle mani in mano. 

   Inoltre, i tre che lavorano possono, coll'aiuto di quelle macchine, produrre un raccolto che richiedeva prima quindici operai senza quelle macchine. Lo stesso cambiamento si opera in altri rami con mezzi identici; nella fabbricazione del ferro [380] o dell'acciaio per esempio. Il suo sviluppo è stato sì enorme che il numero d'impiegati e considerevolmente aumentato, ad onta che le macchine rendano un uomo solo capace di fare del lavoro quanto dodici prima. Ne risulterà questo. 

   In un periodo di tempo molto breve la capacità di produzione aumentata ancora basterà più che abbondantemente a rispondere alle domande ancora enormi del presente, e le domande invece di continuare ancora ad aumentare diminuiranno probabilmente; imperocchè il mondo è in via d'essere provvisto di ferrovie al di là dei bisogni presenti, e la metà, o meno ancora degli stabilimenti attuali potrà probabilmente rispondere alle riparazioni e ai perfezionamenti necessari.

Sovvraproduzione e la disoccupazione

     Tale si presenta lo stato singolare d'una produzione soverchia la quale, all'occasione potrà causare l'inazione del capitale e del lavoro ad un tempo, mentre così molti saranno nella impossibilità di procurarsi e il necessario e gli articoli di lusso, il che rimedierebbe in parte alla produzione eccessiva. La tendenza alla superproduzione da un lato e la mancanza di lavoro dall'altro vanno sempre crescendo; esse richiedono un rimedio che i medici della società cercano con ardore, ma di cui il paziente non vuole far uso.

Rapido aumento e l’inflazione – Reazione e recessione

     Dunque (continuano gli operai,) noi lo riconosciamo: a misura che l'offerta comincia ad eccedere la domanda, il profitto del capitale e delle macchine si riduce di molto per la concorrenza; dovunque i ricchi si affliggono per la diminuzione dei loro profitti, e in molti casi ciò produce loro una perdita realle invece d'un utile; ma noi crediamo che la cosa nè più nè meno che giusta riguardo a coloro che maggiormente profittarono del salire della marea se essi debbono soffrire proporzionatamente nella reazione più della moltitudine. 

   Si è a quel riguardo, e per quelle ragioni che il partito operaio si agita allo [381] scopo di ottenere i risultati seguenti: — possibilmente per via legale, ma altresì colla forza e con mezzi illegali nei paesi in cui, per una causa o per un'altra, le voci delle masse non sono prese in considerazione ed i loro interessi non sono rispettati.

L’operaio reclama

 

 

 

 

 

 

 

 

I grandi sisteme di Ferrovie

 

 

 

 

 

 

 

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     Noi proponiamo di diminuire le ore di lavoro in proporzione dell'arte o della difficoltà del lavoro, senza riduzione della mercede, per occupare così un maggior numero di operai senza aumentare i prodotti, e in tal modo uguagliare la produzione eccessiva avvenire col procurare ad un maggior numero i mezzi di comprare. 

   Noi proponiamo di fissare e di limitare il tasso dell'interesse del danaro ad un limite assai inferiore a quello attuale per costringere così i mutuanti ad una maggiore condiscendenza verso i mutuatari e le classi povere, o in caso contrario per produrre l'inazione e l'arrugginimento dei loro capitali.

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Proponiamo che le strade ferrate diventino proprietà del popolo, sfruttate dai servitori di questo, come impiegati del governo, oppure che la legislazione restringa i privilegi delle compagnie, ch'essa regoli le tariffe ecc., e il loro sfruttamento in modo che le ferrovie servano il meglio possibile agl'interessi del popolo. 

   Nello stato attuale, le ferrovie costruite in un tempo di rialzo dei valori, invece di diminuire il loro capitale e conformarsi al restringimento, alla concentrazione generale dei valori, osservata in tutti gli altri rami del commercio, hanno moltiplicato ancora due o tre volte i loro fondi o capitali per azioni, già ingentissimi al principio (ciò che si chiama comunemente l'inaffiamento — parte al beneficio dei loro fondi, senza che un valor reale vi sia stato aggiunto. 

   Ecco la ragione per cui le grandi compagnie di strade ferrate sogliono pagare degl'interessi e dei devidendi sopra azioni ed ipoteche, le quali, in media, sono quattro volte superiori al valore che quelle ferrovie costruite a nuovo rappresentano in [382] realtà oggi giorno. 

   La conseguenza è che il pubblico ne soffre. I contadini pagano spese di trasporto gravosissime per le loro derrate, e trovano talvolta più conveniente utilizzare il loro grano come combustibi le: e il prezzo dei viveri è più elevato pel popolo senza che il contadino ne abbia tornaconto alcuno. 

   Si propose di rimediare a un tale stato di cose domandando che le ferrovie paghino ai loro azionisti circa il quattro per cento del loro valore attuale, e non dal quattro fino all'otto per cento sopra tre o quattro volte il loro valore presente, come da molti si pratica attualmente, impedendo la concorrenza col mezzo illegale del monopolio — coalizioni di tutti gl'interessati d'un affare, ovvero del loro capitale costituito.

Il Capitale propone

 

 

 

 

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     Sappiamo benissimo, dice l'artigiano, che quella riduzione di frutto dei loro capitali collocati sarà terribile agli occhi di coloro che posseggono azioni di strade ferrate inaffiate, ch'essa apparirà loro come se si strappassero loro le viscere, e ch'essi avranno il sentimento che i loro diritti sono odiosamente calpestati. 

   Quel diritto di servirsi delle lettere di franchigia che il popolo ha loro concesse, le quali permettono loro di spillargli immensi profitti, basati sopra valutazioni fittizie! Essi vi resisteranno con tutte le loro forze e con tutti i mezzi immaginabili. 

   Ma noi crediamo esser giunto il tempo per le masse di participare in un modo più equo alle benedizioni di questo tempo ricco in benedizioni, ed affinchè ciò possa avvenire conviene formulare leggi tali da permettere che tutte le corporazioni avide che si sono impinguate col denaro e col potere — amendue derivanti dal popolo — siano frenate ed obbligate a servire il pubblico a prezzi ragionevoli. 

   In questo modo soltanto le benedizioni della Provvidenza si troveranno essere un beneficio per le masse. Dunque, pur riconoscendo che le conporazioni rappresentanti il capitale, sono, a vari [383] riguardi, un benedizione e una cosa buona, noi vediamo giornalmente ch'esse hanno oltrepassata la loro via d'utilità diventando oppressive pel popolo: e per poco le si lasci fare, senza freno, osse ridurranno gli operai alla penuria e alla schiavitù.

   Certe corporazioni, composte d'un certo numero di persone più o meno ricche, giungono presto ad occupare la stessa situazione rispetto alla gran massa del popolo americano, — di quella dei lordi della Gran Bretagna e della nobiltà d'Europa verso le masse del vecchio continente, all'eccezione sola che le corporazioni sono ancora più potenti.     

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     Per raggiungere il nostro scopo, continua l'operaio salariato, abbiam bisogno di organizzarci. Ci occorre la cooperazione delle masse senza le quale non potremmo mai compiere nulla contro un'influenza così colossale. 

E quando ci si vede organizzarci in unioni ecc., non bisogna concluderne che vogliamo l'anarchia, o che vogliamo fare ingiusta violenza contro tale o tal'altra classe. Noi, la grande maggioranza del popolo, desideriamo semplicemente tutelare i nostri diritti e quelli dei nostri figliuoli ponendo limiti ragionevoli a coloro, la cui ricchezza e potenza ci schiaccerebbe altrimenti; ma che giustamente adoperata in certi limiti, potrebbe contribuire al pubblico benessere. In una parola, noi vogliamo far regnare la regola d'oro: "Fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi".

Gli operai si organizzano per la riforma
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Uomini egoisti non osservano 
La Regola d’Oro

    Sarebbe una gran fortuna per tutti gl'interessati, se tali mezzi moderati e ragionevoli potessero riuscire, se i ricchi si appagassero delle loro acquisizioni presenti e cooperassero colla moltitudine al miglioramento generale e permanente della condizione di tutte le classi; se gli operai salariati si limitassero ai reclami giusti e ragionevoli: se la regola d'oro potesse esser così messa in pratica. 

   Ma l'uomo, nella sua condizione attuale, non osserverà. quella regola senza esservi costretto. Abbenchè, [384] fra gli artigiani sianvene di quelli che sono così giusti e moderati nelle loro idee, la maggioranza non è di quel parere; essa sarà ingiusta od arrogante al di là di ogni ragione, e nelle sue idee e ne' suoi reclami. 

   Ogni concessione dei capitalisti non farà che accrescere le pretese; chiunque possegga un po' d'esperienza sa che l'arroganza e il regno del povero ignorante sono doppiamente gravosi. 

   E se fra i ricchi se ne trovano altresì di quelli che simpatizzano pienamente colle classi lavoratrici e sarebbero ben felici di mostrare la loro simpatia col fondare istituzioni che realizzerebbero a poco a poco le riforme necessarie; essi costituiscono però una minoranza del tutto impotente sì nell'amministrazione delle corporazioni che in quella degli affari loro privati: negozianti e fabbricanti non possono ridurre le ore di lavoro, nè aumentare i salari dei loro impiegati, perchè dei concorrenti venderebbero a minor prezzo e un disastro finanziario ne seguirebbe per essi, per i loro creditori e pei loro impiegati.

Quale circostanze condurranno la grande distretta del Giorno di Geova?

 

 

 

Governi Ecclesiastiche (Chiesa e Stato) si dissiparanno, passeranno.

 

     In tal modo noi arriviamo a trovare la causa naturale del gran torbido di quel "giorno di Geova". L'egoismo e l'accecamento domineranno il maggior numero dai duo lati del campo. Gli operai salariati si organizzeranno ed unificheranno i loro interessi, ma l'egoismo distruggerà l'unione, e siccome la maggior parte saranno spinti da quel principio, ognuno agirà e cospirerà in quella direzione. 

   La maggioranza ignorante ed arrogante avrà il sopravvento, ed i migliori della classe operaia saranno impotenti per tener a freno e conservare ciò che era stato organizzato dalla loro intelligenza. I capitalisti finiranno per convincersi che più essi cederanno e più verrà loro chiesto, e si decideranno a ricusare ogni reclamazione.

   L'insurrezione ne conseguirà, e nell'allarme e nella generale diffidenza, il capitale sarà ritirato dalle pubbliche e private imprese, e la [385] caduta o la chiusura degli stabilimenti finanziari, la cessazione degli affari e il panico finanziario ne conseguiranno. Migliaia d'uomini trovandosi disoccupati, cadranno nella disperazione e diverranno furiosi. Allora la legge e l'ordine saranno travolti, — le montagne (regni) saranno inghiottite dal mare (umano) infuriato.

La distruzione della Societa’

    Così la terra sociale ed i cieli governativi (Chiesa e Stato) passeranno, e tutti gli orgogliosi e tutti quelli che commettono iniquità saranno come stoppia. Allora gli uomini forti piangeranno, i ricchi urleranno, e lo spavento e la distretta sarà su tutta la moltitudine. 

   Già presentemente gli uomini alquanto savi e perspicaci sono come "spasimanti di paura" guardando verso le cose che stanno per avvenire per tutta la terra siccome è stato predetto dal Signore (Luca XXI, 26). 

   Le scritture c'insegnano che in quello squagliamento generale la Chiesa nominale (tutte le denominazioni) s'avvicinerà sempre più dal lata dei governi e dei ricchi, perdendo sempre più la sua influenza sul popolo, e cadendo infine coi governi. In tal modo i cieli (l'autorità ecclesiastica, la gerarchia) passeranno rapidamente.

 

 

 

 

Un governo che mettera’ in vigore i principi della Giustizia

     Tutte quelle distrette preparano gli uomini a convincersi che, per quanto buoni e savi siano i disegni e le istituzioni che essi progettano e mettono ad esecuzione, tutti i loro tentativi si chiariranno inutili fintanto che l'ignoranza e l'egoismo domineranno fra di loro. 

   Esse convinceranno tutti che la sola via praticabile per superare la difficoltà è lo stabilimento d'un governo forte e giusto, che sottometterà tutte le classi e metterà in vigore i principii della giustizia, fino a che, poco a poco, mercè le influenze favorevoli, i cuori degli uomini duri come il sasso, facciano posto all'immagine primitiva di Dio. 

   Ed è precisamente ciò che Iddio ha promesso di compiere per tutti mediante il regno millenario di Cristo, regno che Geova introdusse per mezzo dei castighi [386] e delle lezioni di quel giorno di afflizione (Ezec. XI, 19; XXXVI, 25, 36; Ger. XXXI, 29-34; Sof. III, 9; Salmi XLVI, 9-11).

Coloro che cercano la giustizia soffriranno meno e non proveranno l’angoscia dell’apettativa.

     Poichè adunque quel giorno di distretta o d'afflizione giunge come un risultato naturale e inevitabile della condizione decaduta ed egoistica dell'uomo, e che egli è chiaramente preveduto dal Signore (Iddio previde che, fatta eccezione del piccolo numero, si sarebbero tenute le sue leggi e le sue prescrizioni in non cale, fino a che l'esperienza e il costringimento li avessero condotti all'ubbidienza), tutti coloro che riconoscono. Io stato delle cose che debbono avvenire dovrebbero mettere i loro affari in ordine e prepararsi in vista di quegli avvenimenti futuri.

   Perciò diciamo a tutti i "mansueti", — agli umili di questo mondo ed ai membri viventi del Corpo di Cristo (i cristiani consacrati): "Cercate il Signore, voi tutti o mansueti della terra che fate ciò che egli ordina (la sua volontà), cercate giustizia, procacciate mansuetudine; forse sarete nascosti (in parte) nel giorno dell'ira del Signore.

   Nessuno sfuggirà intieramente al torbido, ma coloro che ricercano la giustizia e che si rallegrano nell'umiltà avranno molti vantaggi sugli altri. Il loro modo di vivere, di pensare e di operare, quanto il loro sentimento delicato per tutto ciò che è giusto (ciò che rende capaci di rendersi conto dello stato degli affari e di apprezzare gli avvertimenti della Bibbia su quel torbido e sul suo scioglimento), contribuiranno a farli soffrire meno degli altri; specialmente essi non proveranno la tortura e l'angoscia dell'aspettativa.

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Cercate l'Eterno... dell'ira dell'Eterno.
Sofonia 2:3

 

 

 

 

 

La Societa’ s’indebolisce con ognio nuovo parto di dolore dell’angoscia.

     Il corso degli avvenimenti in quel giorno del Signore sarà traditore assai per coloro che non sono versati nelle Sacre Scritture. Egli verrà improvviso come il fuoco che consuma la pula (Sof. II, 2) in confronto dei lunghi periodi del passato e del loro avviamento lento; ma egli non verrà tutto d'un [387] tratto, a guisa di lampo nel ciel sereno, come molti se l'aspettano erroneamente supponendo che tutte le cose scritte riguardo al giorno del Signore si compieranno in un giorno di ventiquattro ore. 

   Egli verrà come "un ladro di notte", nel senso che i1 suo avvicinarsi sarà furtivo e inavveduto dal mondo in generale. L'afflizione di quel giorno si dileguerà come in uno spasimo. Vi sarà una serie di convulsioni sempre più frequenti e più vive, a misura che il giorno si approssima: finchè verrà l'ultima e definitiva. 

   E' quello che l'apostolo vuol far comprendere quand'egli dice "come i dolori del parto alla donna gravida" (I Tesi. V, 2, 3). Il sollievo non entrerà che col nascere del "Nuovo ordine" di cose, dei nuovi cieli (la dominazione spirituale di Cristo) e della nuova terra (la società umana riorganizzata), in cui giustizia abiterà (2 Pietro III, 10-13); nei quali la giustizia e l'amore saranno la base, e non più il potere e l'egoismo.

 

 

Dolori di parto il nascere di un Nuovo Ordine.

     Ogni qualvolta quei dolori di parto della nuova èra colgono il corpo politico attuale, la sua forza e il suo coraggio si trovano essere diminuiti, e le pene tanto più forti. Tutto quello chè la medicina degli uomini politici ed economisti potrebbe fare pel sollievo della società sarebbe di secondare il procedimento della nascita inevitabile, dirigendola savia­mente e di preparare poco a poco la via all'avvenimento. 

   Il volerlo stornare sarebbe inutile, avendo Iddio decretato che esso avverrà. Molti di quei medici, ahimè, saranno totalmente ignoranti del vero male e la necessità e l'urgenza del caso. 

   Essi prenderanno delle misure repressive; ed ogni volta che un accesso convulso di quel torbido sarà passato, essi ne prenderanno occasione per raddoppiare le loro misure di resistenza e non faranno in tal modo che accrescere l'angoscia; e mentre non potranno ritardare la nascita paventata, il loro procedere non sarà altro che affrettare la morte del paziente; imperocchè [388] l'antico ordine di cose trapasserà nei travagli di parto del nuovo.

     Lasciamo da parte la figura sorprendente dell'apostolo e parliamo apertamente: lo sforzo delle masse per affrancarsi dalla potenza del capitale, e delle macchine, sarà "troppo precipitato"; i piani e le disposizioni saranno ancora incompleti ed insufficienti, se da quando a quando tenteranno di forzare il loro cammino e d'infrangere gli stretti legami ed i limiti dell'"offerta e della domanda".

   Ogni tentativo andato a vuoto aumenterà la fiducia delle classi abbienti nella loro abilità per ritenere il nuovo ordine di cose nei suoi limiti presenti, finchè all'ultimo la potenza di fermata delle organizzazioni e dei governi raggiunga gli estremi limiti e che il filo dell'organismo sociale s'infranga. 

   Allora non sarà più questione d'ordine o di legge; e un'anarchia spaventevole sparsa in lungo e in largo, si trarrà dietro "tutto" ciò che i profeti predissero di quel torbido, "una distretta, quale non ve ne fu giammai da che esistono nazioni", e benedetto sia il Si­gnore per la promessa consolante che vi aggiunge, "e non ve ne sarà giammai più di simili".

L’emancipazione futura del mondo per la mano di colui ch’e’ piu’ grande di Mose’.

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     La liberazione d'Israele dall'Egitto e le piaghe che caddero sugli egizi sembra illustrare l'emancipazione futura del mondo per la mano di colui che è più grande di Mosè, e di cui quest'ultimo era il tipo. Essa sarà una liberazione da Satana e da tutti gl'istrumenti ch'egli inventò per assoggettare l'uomo al peccato e all'errore. 

   E come le piaghe sull'Egitto ebbero per effetto di indurire il cuore appena furono rimosse, così ancora il sollievo temporaneo dei dolori di questo giorno del Signore, contribuirà ad indurire molti, ed essi diranno ai poveri come lo fecero gli egizi: 

   "Voi siete degli oziosi!" e perciò siete malcontenti! e questi proveranno probabilmente come lo fecero quelli di accrescere il carico (Es. V, 4-23). Ma tempo verrà in cui essi si [389] pentiranno di non essere stati più concilianti e più umani come fece Faraone nella notte dell'ultima piaga (Esodo XII, 30-33).

    Per portare più oltre ancora la rassomiglianza ricordiamoci che le afflizioni di quel giorno del Signore sono chiamate le "sette coppe dell'ira" o le "sette ultime piaghe", e che il "gran terremoto" (la rivoluzione universale) nel quale tutte le montagne (i regni) spariranno, non giunge prima dell'ultima di quelle piaghe (Apoc. XVI, 17-20).

Il Giorno della Distretta sopravviene appunto a tempo debito, determinato da Dio.

     Un altro pensiero riguardo a questo giorno di torbido è che egli sopravviene appunto al tempo "debito", al tempo determinato da Dio.

    Nel volume seguente forniremo delle prove evidenti della testimonianza della legge e dei profeti dell'Antico Testamento, non meno che di Gesù e dei profeti del Nuovo Testamento, le quali dimostrano in modo chiaro ed incontestabile che quel giorno di torbido è stabilito per il principio del glorioso regno millenniale di Cristo. E' la preparazione necessaria per l'opera futura della restituzione nell'età del Millennio che precipiterà il torbido.

La Societa e’ incapace di adattarsi alle circostanse nuove.

 

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Mangerai il pane col sudore del tuo volto, finché tu ritorni alla terra.
 Genesi
3:19

     Nell'interim dei seimila anni della permissione del malè e fino al tempo fissato per lo stabilimento del giusto e potente governo di Cristo, sarebbe stato positivamente nocivo per l'umanità decaduta se le fosse stato concessa maggior tregua mediante uno sviluppo più precoce del presente macchinario o altrimenti. 

   E' l'esperienza che generò il proverbio: "L'ozio è il padre dei vizi", e quel proverbio proclama alla sua volta la sapienza del decreto divino: "Tu mangerai il tuo pane col sudar della tua fronte, finchè tu ritorni in terra". 

   Come tutti i comanda- menti di Dio questo è un comandamento benevolo e savio, che tende al benessere delle sue creature. Il torbido di quel giorno del Signore che già vediamo concentrarsi conferma la sapienza dell'ordinazione divina; imperocchè, siccome vedemmo [390] testè, egli viene come il risultato della produzione eccessiva mediante le macchine economiche, e del'incapacità da parte dei vari elementi della società di conformarsi alle nuove circostanze, a causa dello egoismo che si trova in tutti, più o meno.

Se la conoscenza fosse venuta prima, la distretta sarebbe venuta prima anch’essa.

     Un argomento irrefutabile, come prova che questo è il tempo proprio di Dio per l'introduzione di un nuovo ordine di cose è che esso toglie il velo che nasconde l'ignoranza e permette che la luce dell'intelligenza e delle invenzioni si sparga sul genere umano, come egli lo ha predetto, e coi risultati predetti (Dan. XII, 4, 1). 

   Se la conoscenza fosse venuta prima, la distretta sarebbe venuta prima anch'essa; e quantunque la società avesse potuto riorganizzarsi dopo la tempesta e la fusione, ciò "non sarebbe" punto stato una nuova terra (l'ordine sociale) ove la giustizia abiterebbe e prevarrebbe, ma un nuovo ordine nel quale il peccato ed il vizio avrebbero eletto domicilio peggio di prima. 

   La divisione equa dei benefici delle macchine economiche avrebbe ridotte sempre più le ore di lavoro col tempo; e in tal modo, essendo sciolto dalle misure preservanti primitive, l'uomo decaduto, coi suoi gusti pervertiti, non avrebbe impiegata la sua libertà e il suo tempo al suo miglioramento intellettuale, morale e fisico, ma, come lo prova la storia del passato, la tendenza sarebbe stata dal lato della licenza e del vizio.

     Il fatto che il velo è sollevato in parte prepara ora mille "agevolezze" pel genere umano, e fornisce così, fin dall'aurora dell'età della restituzione, il tempo necessario per l'educazione e lo sviluppo morale e fisico, e per la preparazione dell'alimentazione e del vestire delle truppe che da quando a quando si ridesteranno dalla tomba. 

   Meglio ancora, il tempo della distretta cade appunto al momento in cui sarà più utile agli uomini, in quanto che egli fornirà loro la lezione della loro propria incapacità [391] per governarsi da sè, appunto all'aurora del Millennio, in cui, secondo la designazione di Dio, colui che lì riscattò tutti, Gesù, comincierà a benedirli colla sua potente verga di ferro, e con piena conoscenza e assistenza, mercè la quale essi possono essere riposti nello stato di perfezione primitiva, e ciò per la vita eterna se vogliono.

Chi dimora....all'ombra dell'Onnipotente.
Salmo 91:1

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Egli ti coprirà con .......ti sarà scudo e corazza.
Salmo 91:4

DOVERI  E PRIVILEGI DEI SANTI.

     Una quistione importantissima sorge relativamente ai doveri dei santi durante quella distretta e alla loro attitudine corretta verso le due parti opposte l'una all'altra. Parrebbe, secondo numerosi passi sui quali ritorneremo più tardi, che alcuni dei santi saranno ancora in carne almeno durante una parte di quei tempi ardenti. 

   La loro posizione, tuttavia, sarà diversa da quella degli altri, non già che essi siano miracolosamente preservati (benchè sia promesso in modo esplicito che il pane e l'acqua non verranno loro meno), ma bensì in ciò che essendo istruiti dalla parola di Dio, essi non saranno in preda alla stessa ansietà e alla stessa disperata angoscia che si spanderà su tutto il mondo. 

   Essi considereranno la distretta come una preparazione necessaria al piano di Dio, per la benedizione del mondo intero, ed ecco perchè essi si rallegreranno e saranno consolati in eterno. Ciò risulta in modo chiaro e sorprendente dai testi seguenti (Sal. XCI; Es. XXXIII, 2-14, 15-24).

     Ond'è che, consolati e benedetti dalla promessa divina, il primo dovere dei santi è quello di mostrare al mondo che in mezzo a tutte le afflizioni e a tutto il malumore dominante, e perfino mentr'essi partecipano al torbido e ne soffrono, essi sono allegri e pieni di speranza, in vista dello scopo glorioso predetto nella, parola di Dio.

L’insoddisfazione e’ molto estesa.
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     L'apostolo scrisse: "Ora veramente la pietà, con contentamento d'animo, è un gran guadagno". E [392] sebbene questo sia stato vero in ogni tempo, ciò avrà una doppia importanza nel giorno del Signore, in cui il malcontento è la malattia principale fra tutte le classi. 

   In opposizione a queste, i santi dovrebbero costituire un'eccezione notevole. Giammai fuvvi un tempo in cui il malcontento fosse sparso in modo così generale e grave; e tuttavia gli uomini non godettero mai di tanti benefizi e di benedizioni così numerose. 

   Ovunque noi volgiamo lo sguardo, sia nel palazzo del ricco ricolmo di agiatezze di ogni sorta e di magnificenze di cui Salomone non ebbe idea in tutta la sua gloria, o nella casa confortabile dell'operaio economo e temperante, con tutti gli indizi di gusti artistici, d'agiatezze e di lusso, noi vediamo che, sotto tutti i rapporti, i giorni nostri sopravanzano di gran lunga qualsiasi altro periodo della creazione in una ricchezza di produzioni variate, e nonostante ciò la gente è "infelice" e scontenta.

Provvedete cose oneste e necessarie con contentamento.

 

I santi non parteciparanno nella lotta.

    Convien dire che le brame d'un cuore depravato ed egoista non conoscono limiti. L'egoismo s'è talmente impossessato di tutti che dovunque volgiamo lo sguardo, noi vediamo il mondo intiero urtarsi pazzamente e correre anelante dietro alla ricchezza. 

   Pochissimi riescono e gli altri scoppiano d'invidia e di dolore perchè non sono fortunati. Tutti sono scontenti e si sentono miserabili più che in nessun'altra epoca.

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     Ma il cristiano consacrato non prende parte alcuna alla lotta. Secondo il suo voto di consecrazione egli si sforzerà di lottare e di correre per un premio più alto, un premio celeste, ed ecco perchè rifugge dalle ambizioni terrene e non lavora per quelle cose se non per procurarsi le cose decenti e necessarie; perciocchè egli consacra la sua attenzione alla marcia e all'esempio del maestro e degli apostoli.

   E in ricambio i santi hanno la "contentezza" colla loro pietà; non già che essi siano privi di ambizione, ma la loro ambizione è fissa al cielo ed è as [393]  sorta nello sforzo di ammassarsi tesori nel cielo e a divenire ricchi in Dio; in vista di che, data la loro conoscenza dei piani di Dio, rivelati nella sua parola, essi si appagano di qualunque sorte terrena Iddio prepari loro, e possono cantare allegramente:

Contenti, qualunque sia la sorte nostra quaggiù
Poichè Cristo è nostro conforto, e Salvatore ei fu.

     Ma ahimè! tutti i figliuoli di Dio non occupano quella posizione. Molti son caduti nel malcontento che ha invaso il mondo, e si privano dei godimenti della vita abbandonando le traccie del Signore, gettando la loro sorte con quella del mondo, e prendendo la loro parte dei godimenti mondani: mentr'essi "cercano" le cose terrene, e senza essere certi di raggiungerle, essi partecipano al malcontento del mondo, e non gustano la contentezza e la pace che il mondo non può dare nè togliere.

 

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     Esortiamo adunque i santi ad abbandonare la ricerca delle ricchezze e della vanagloria, — che hanno per risultato lo scontento — e di combattere per le ricchezze più elevate e per la pace che queste procurano. Vorremmo ricordar loro le parole dell'apostolo:

"Or veramente la pietà, con contentezza d'animo è gran guadagno. Conciossiacchè non abbiamo portato nulla nel mondo, e chiaro è che altresì non ne possiamo portar nulla fuori; ma avendo da nutrirci e da coprirci saremo di ciò contenti (soddisfatti). 

"Ma coloro che vogliono arricchire cadono in tentazione (che riescano o no), ed in laccio, ed in molte concupiscenze insensate e nocive, le quali affondano gli uomini in distruzione e perdizione.

"Perciocchè la radice di tutti i mali è l'avarizia (sia nei ricchi sia nei poveri) alla quale alcuni datisi, si sono smarriti dalla fede, e si son fitti in molte doglie. Ma tu, uomo di Dio, fuggi queste cose; e procaccia giustizia, fede, carità, sof [394] ferenza, mansuetudine. 

"Combatti il buon combattimento della fede, apprendi la vita eterna, alla quale sei stato chiamato, e ne hai fatta la buona confessione davanti a molti testimoni" (I Tim. VI, 6-12).

 

"Nel vostro comportamento........di quello che avete..."
Ebrei 13:5

     Se da parte dei santi vien dato così un esempio di contentezza, di lieta speranza e di un'umile sottomissione alle prove in una ferma aspettazione di tempi migliori che debbono venire, tali esempi viventi saranno lezioni efficaci pel mondo. E aggiunti all'esempio i buoni consigli dei santi a coloro coi quali essi sono in contatto, dovrebbero essere sempre in armonia con la loro fede. 

   Ouei consigli dovrebbero essere come il balsamo curativo. Ogni occasione favorevole dovrebbe essere colta per rinviare il mondo al buon tempo che si aspetta, per annunziargli il regno di Dio vicino e per mostrargli la vera causa delle afflizioni presenti e l'unico rimedio per guarirle (ved. Luca III. 14; Ebr. XIII, 5; Fil. IV, 11).

 

 

 

L’Araldo del Regno  -  Ambasciatori di Pace

 

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     Il povero mondo non geme soltanto sotto ai suoi mali reali, ma altresì sotto al pondo dei suoi mali immaginari e specialmente dello scontento e dell'egoismo, dell'orgoglio e della falsa ambizione che affliggono e tormentano l'uomo, perchè non sono in grado di pienamente soddisfarlo. 

   Perciò, poichè vediamo i due lati della quistione, raccomandiamo a coloro che sono ben disposti ad ascoltarci di contentarsi di ciò che hanno e li consigliamo di aspettare pazientemente fino a che il Signore al tempo che egli sa propizio ed a modo suo, faccia loro pervenire le numerose benedizioni che il suo amore e la sua sapienza infinita ha provveduto.

     Collo stare inattivi, o col soffiare sulle piaghe e sui mali, — siano essi reali o immaginari, — non faremmo altro che del torto a coloro ai quali dovremmo recare benedizione ed assistenza; ed in tale modo accresceremmo ancora la loro distretta. [395] 

   Ma per l'adempimento della nostra missione che è di predicare la buona novella del "riscatto" dato per tutti e le "benedizioni" che ne scaturiscono per tutti, noi saremo veri messaggeri del regno, i suoi ambasciatori di pace, come egli è scritto:

"Oh quanto son belli sopra questi monti (i regni) i piedi. (gli ultimi membri del corpo di Cristo) di colui che porta le buone novelle, che annunzia la pace; di colui che porta le novelle del bene, che annunzia la salute!" (Esaia LII, 7).

 

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Il Regno e’ vicino, e’ l’unico rimedio e  speranza. 

Il Regno e’ vicinissimo...

     Le afflizioni di quel "giorno di Geova" offriranno l'occasione eccezionale di predicare la buona novella della salute a venire; e beati sono coloro che seguono le tracce del Maestro, quelli che sono i Buoni Samaritani, fasciando le piaghe e versandovi sopra l'olio ed il vino della consolazione e della gioia. 

   Quelli hanno la promessa che il loro lavoro non è vano; poichè quando i giudizi del signore saranno sulla terra, gli abitanti del mondo impareranno giustizia. (Esaia XXVI, 9).

    La simpatia dei figliuoli di Dio, similmente a quella del loro padre celeste, deve esercitarsi largamente a favore della creazione gemente, che lotta per affrancarsi dalla servitù; ma sapranno altresì ricordarsi di quelli delle classi opposte e simpatizzare con coloro i cui desideri sono giusti e generosi, ma i cui sforzi sono paralizzati non solo dalle imperfezioni della loro natura decaduta, ma altresì dall'ambiente in cui vivono, dalla loro associazione con altri ed in virtù della loro dipendenza. 

   Ma i figliuoli di Dio non simpatizzano affatto colle tendenze arroganti e le brame insaziabili dell'una e dell'altra di quelle classi. Sempre calme, moderate e pacifiche saranno le loro espressioni quando non trattisi di principii. Essi si ricorder- anno che questo torbido è la battaglia del Signore, e che per quel che riguarda le questioni politiche e sociali essi non conoscono alcun'altra [396] soluzione all'infuori di quella predetta dalla parola di Dio. 

   I consacrati avranno adunque anzitutto il dovere di vegliare onde non trovarsi sulla via del carro di Geova, e quindi di presentarsi, di tenersi in piedi e di vedere la liberazione del Signore (2 Cron. XX, 17), nel senso che essi riconoscono non essere chiamati a immischiarsi in questa battaglia, ma che essa è l'opera del Signore, per mezzo di altri strumenti. Non preoccupandosi di tutto ciò, essi proseguiranno con zelo la linea tracciata della loro propria missione, proclamando il regno celeste che s'avanza come l'unico rimedio e la sola speranza.

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Fermatevi e riconoscete.... esaltato sulla terra. 
Salmo 46:10

IL NOSTRO RE SI AVANZA.

Da fascino divino rapito e soggiogato, 
l'abbagliante splendore,
che solo irradia del Signor la presenza, 
lo sguardo mio può scorgere.

 

Eccolo che s'avanza a passo concitato, 
struggendo con furore
"il tino" ove ribolle in grande effervescenza, 
"il vin" che non vuol suggere.

 

Vego l'ora continua della sua acuta spada, 
tremenda e scintillante.

Nell'universo intero, del lontano avvenir 
veggo il fatale giudizio.

 

L'aer nulla nasconde a quei che osserva e bada: 
saturo e tumultuante
Di tanti segni e gemiti, ognora fa sentire 
d'un mutamento l'inizio.

 

Rinfrancati, rincorati, esulta anima mia! 
Il Gran Re, che sostiene
la liberti, più santa, che solo il ben proclama, 
a grandi passi cammina,

 

Giù pel ridente clivo d'una spaziosa via,

e a noi ratto sen viene.

Preparati a salutarlo come chi più s'ama 

e forma la nostra Fede.

 

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