Studio 5

“Il Mistero Che E’ Stato Occulto Da Secoli Ed Eta’; Ed Ora E’ Rivelato Ai Suoi Santi”. 
 Coloss. 1:26.

 

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– IL DEBOLE BAGLIORE CHE SPARSE LA LUCE 
   DELLA PRIMA PROMESSA. 
– LA PROMESSA FATTA A ABRAAMO. 
– LA SPEME RITARDATA. 
– IL MISTERO PRINCIPIA A SVOLGERSI 
   ALLA PENTECOSTE. 
– CIO’CHE IL MISTERO SIA. 
– PERCHE’ FU EGLI TENUTO SEGRETO PER 
   TANTO TEMPO? 
– SEMPRE UN MISTERO PEL MONDO. 
– SARA’ A TUTTI MANIFESTO A SUO TEMPO. 
– QUANDO IL MISTERO SARA’ COMPIUTO. 

 

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L' espulsione dall' Eden

     Mentre l'umanità era sotto la disciplina del male ed era incapace di comprenderne la necessità, Iddio le annunziò ripetutamente la sua risoluzione di ristaurarla e di benedirla mandandole un liberatore. Ma durante lo spazio di quaranta secoli il velo del mistero nascose la persona di quel liberatore e non fu che dopo la risurrezione di Cristo, al principio dell'età del Vangelo che quel velo fu strappato.

   Guardando indietro, all'epoca in cui i nostri primi genitori perdettero la vita e furono esclusi dalla felicità del Paradiso, noi vediamo Adamo ed Eva sotto la giusta pena del peccato, pensierosi e senz'altro raggio di speranza che quello contenuto nella promessa oscura che la progenie della donna triterebbe il capo del serpente. Spiegata dagli eventi susseguenti, quella parola del Signore è per noi bastantemente chiara, ma per quelli che l'udirono pei primi altro non era che un incerto bagliore. E lunghi secoli trascorsero senza che aumentasse il suo splendore.


Abramo ed Isacco

     Circa due mila anni più tardi, il Signore rivolse ad Abraamo la sua chiamata promettendogli che tutte le famiglie della terra sarebbero benedette nella sua progenie. Iddio non aveva adunque rinunciato ai suoi disegni d'altra volta, e stava per realizzarli! Il tempo trascorse; Canaan, il paese della promessa continua ad essere in possesso dei pagani; Abraamo e Sara invecchiano senza avere figliuoli. Il patriarca suppone esser necessario ch'egli aiuti il Signore nell'adempimento della promessa. 

   Ecco la nascita d'Ismaele. Ma Abraamo ha pre­so abbaglio; conciossiacchè il figliuolo della promessa sia Isaacco che nasce al tempo prestabilito. Colui che deve governare e benedire le nazioni sembra essere venuto. Niente affatto; gli anni si succedono e nulla avviene. Isaacco e Giacobbe suo erede, muoiono come se Iddio fosse venuto memo ài suoi impegni. La fede d'un pìccol numero tiene ferma tuttavia la promessa appoggiata da Dio medesimo. 

"Il patto fermato con Abraamo" fu confermato con "giuramento" fatto dal Signore a Isaacco.... e confermato a Giacobbe e a Israele. (popolo) "per istituto e per patto eterno" (I Cron. XVI, 16-17).

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La schiavitu'

     Alla morte di Giacobbe, quando i suoi discendenti furono chiamati per la prima volta le dodici tribù d'Israele e riconosciuti da Dio come "popolo eletto" (Gen. XLIX, 28; Deut. XXVI, 5) si potè credere che l'attesa di quella nazione, — come progenie di Abraamo, — riguardante il possesso di Canaan, il regno e la benedizione del mondo si avvicinasse alla sua realizzazione; essendochè gl'Israeliti, merce il favore di cui godevano in Egitto fossero già una potente nazione. 

   Ma ogni speranza sembrò dileguarsi e la promessa divina parve dimenticata durante il lungo periodo di schiavitù che seguì.

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Mose'

     Invero le promesse del Signore erano avvolte in un velo misterioso e le sue vie sembravano incomprensibili. Nondimeno, al tempo stabilito, apparve Mosè, il grande liberatore, per mano del quale Iddio libererà gl'Israeliti dalla servitù d'Egitto, facendo prodigi in loro favore. 

   Prima di entrare in Canaan quel grande liberatore muore, ma egli lascia quest'oracolo del Signore: 

"Il Signore Iddio tuo ti susciterà un Profeta come me, dal mezzo di te, dai tuoi fratelli; esso ascolta" (Deut. XVIII, 15; Fatti III, 22). 

   Quella dichiarazione dà un nuovo dilucidamento riguardo al piano di Dio; essa mostra che non solo la nazione nel suo insieme deve essere in qualche misura associata coll'opera futura di regnare e benedire, ma che dal seno di essa deve uscire l'eletto che li condurrà alla vittoria pel mezzo del quale si compirebbe la promessa. 

   E Giosuè, in seguito, il cui nome significa liberatore o salvatore, che diviene il conduttore e sotto alla sua direzione Israele trionfa e conquista infatti il paese promesso dal patto. Questa volta, per certo, tutto dà a credere che il vero conduttore è venuto, e che la promessa sta per compiersi intieramente.

     Ma Giosuè muore; Israele, come popolo, non cresce più fino ai regni di Davide e di Salomone. Egli raggiunse allora l'apogeo della sua potenza; ma tosto comincia il suo declino, invece di vedere la promessa compiuta, Israele perde le sue conquiste e diventa tributario delle nazioni vicine I credenti nullameno tengono ferma la promessa e aspettano il grande liberatore di cui Mosè, Giosuè, Davide e Salomone non erano che dei tipi.

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Il Re Davide

     Ai tempi in cui nacque Gesù, ognuno in Israele viveva nell'attesa del Messia, del futuro re d'Israele, e, per Israele, re del mondo. Ma attenendosi di preferenza ai tipi e alle profezie che loro parlavan della gloria, della grandezza e potenza del loro futuro re, la maggior parte degli Israeliti dimenticava altri oracoli ed altri tipi annunzianti un'opera di sofferenza e di morte, un riscatto dato pei peccatori, rendendo possibile il ritorno della benedi­zione.

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Simeone e' Gesu'

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La  Pasqua

 

 

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Gesu' e Toma

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Gesu' e I discepoli sulla via di Emmaus

     Tale era il senso della Pasqua, instituita pri­ma dell'uscita di Egitto, quello dell'oblazione di animali in occasione della conclusione del patto mosaico (Eb. I, 11-20; X, 8, 18), quello dei sacrifizi di espiazione presentati ogni anno dal sacerdozio. 

   Così ancora non ponevan mente ai profeti che avevano anticipatamente testimoniato delle sofferenze di Cristo e della, gloria di cui dovevano essere seguite (I Piet. I, 11). In conseguenza Israele non lo riconobbe, e non conobbe punto il tempo della sua visitazione (Luca XIX, 44). 

   I primi discepoli stessi furono dolorosamente scandalezzati dalla morte di Gesù; essi si dicevano con tristezza: "noi speravamo ch'egli fosse colui che avesse a riscattare Israele" (Luca XXIV, 21). La loro fiducia in lui aveva ceduto. Essi non avevano compreso che la morte del loro Capo, adempimento parziale del testamento della promessa, era una ratificazione del nuovo patto sotto al quale le benedizioni dovevano avvenire. 

   Le loro speranze ripresero vita, però allorchè seppero che Gesù era uscito dalla tomba (I Piet. I, 3), e allorchè il loro Maestro fu sul punto di lasciarli, allora si fu, sulla realizzazione di ciò che essi aspettavano da sì lungo tempo — ma che era stato differito così spesso — che essi l'interrogarono:

"Signore, sarà egli in questo tempo, che tu restituirai il regno ad Israele?" 

   La risposta del Salvatore prova che le loro speranze si sarebbero realizzate, sebbene dovessero restare nell'ignoranza circa il momento del loro compimento. 

"Egli non istà a voi di sapere i tempi, e le stagioni, le quali il Padre ha messe nella sua propria podestà" (Fatti I, 6, 7).

     La domanda che si fanno i discepoli di Gesù dopo la sua ascensione deve essere la seguente: che ne è ormai del piano di Dio? a che punto stanno i suoi progetti? Gli insegnamenti del Signore riguardo al Regno erano stati dati, infatti, sotto forma di parabole e di discorsi più o meno oscuri, ed egli aveva detto: 

 

 

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La Pentecoste

"Io ho ancora cose assai a dirvi, ma voi non le potete ora portare"; 

"ma, quando colui sarà venuto, cioè lo spirito di verità, egli vi guiderà in ogni verità" 

"egli v'insegnerà ogni cosa e vi rammemorerà tutte le cose che vi ho dette" (Giov. XVI, 12, 13 ; XIV, 26). 

   Essi non potevano dunque comprendere prima di aver ricevuto il dono della Pentecoste. Anche dopo l'invio dello Spirito Santo essi non pervennero che lentamente ad una concezione piena e chiara dell'opera che stava per compiersi e della sua relazione col Patto primitivo. (Fatti XI, 9; Gal. II, 2, 12, 14). 

   Pare che essi siano stati gli oratori di Dio anche prima di avere pienamente compreso la portata delle loro espressioni e che le loro parole ispirate andassero al di là della loro intelligenza.

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Predicando ai Gentili

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Un poplo per il suo Nome-La Sposa

     Vedete a questo riguardo il discorso di Giacomo in Gerusalemme. 

"Simone ha narrato come Iddio ha primieramente visitati i Gentili, donde voleva trarre un popolo (una sposa) nel suo nome. Ed a questo si accordano le parole dei profeti, siccome egli è scritto: dopo queste cose (dopo che questo popolo sarà scelto fra i pagani) io edificherò di nuovo il tabernacolo di Davide che è caduto (il regno terrestre) e ristorerò le sue rumine, e lo ridirizzerò". (Fatti XV, 14, 16).

    La conversione del primo dei Gentili per mezzo di Pietro, la predicazione del Vangelo ai pagani in generale per opera di Paolo, fecero comprendere a Giacomo che durante questa età i piani della Providenza riservavano ai pagani e ai Giudei credenti un ugual privilegio. Consultando in seguito le profezie, Giacomo le trovò conformi a ciò che succedeva, ed egli vi lesse che al termine del periodo del Vangelo le promesse fatte ad Israele secondo la carne, si compirebbero. Il gran mistero nascosto per tanto tempo, cominciò a poco a poco ad essere compreso da un piccolo numero, di Santi, gli "amici" particolari di Dio.

   Paolo dichiara (Col. I, 27) che "quel mistero occulto da secoli ed età" ma che Iddio ha rivelato ai suoi santi è

 

Qual' e' il gran mistero occulto di Dio?

 

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"Cristo" significa l 'Unto"

     "Cristo in voi, speranza di gloria".

     Eccolo il gran mistero di Dio, nascosto durante le età anteriori, nascosto ancora oggigiorno a tutti, tranne ad una classe speciale: ai santi, ai credenti consacrati. Ma che cosa significano queste parole: 

"Cristo in voi"?

  Gesù è stato unto di spirito (Atti X, 38), e così lo conosciamo come il Cristo — l'unto — Cristo infatti, significa unto. L'apostolo Giovanni dice che l'unzione che noi (i credenti consacrati) abbiamo ricevuta da lui dimora in noi (I Giov. II, 27). Così i santi dell'età evangelica sono unti, unti come re e sacerdoti al cospetto di Dio (2 Cor. I, 21; I Piet. II, 9); con Gesù, il loro capo e signore, essi costituiscono l'unto di Geova, il Cristo.

"Il Cristo" non si compone di un solo membro  ma di molti
1 Corinz 12:14

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          Se Giovanni dichiara che siamo unti, Paolo, d'accordo con lui, ci assicura che il mistero tenuto occulto per secoli ed età, ora rivelato ai santi, che il Cristo l’nto) "non è un sol membro ma molti", nel modo stesso che il corpo è uno e ch'egli ha molte membra, e che tutte le membra del corpo, quan­tunque molte, non sono che un solo corpo; cosi pure è di Cristo (I Cor. XII, 12, 28), Gesù è unto per essere il capo (letteralmente la testa) o il signore della Chiesa, che è il corpo di esso (la sua sposa secondo un'altra immagine: Ef. V, 25-30); insieme essi costituiscono la "semenza promessa", il grande Liberatore: 

"Ora se siete di Cristo, siete adunque progenie d'Abraamo, ed eredi secondo la promessa" (Gal. III, 29).

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"Io son la vite, voi siete I Tralci   Giovanni 15: 5

     L'apostolo pone la Chiesa in guardia contro ogni pensiero presuntuoso dicendo di Gesù: Iddio 

"glì ha posta ogni cosa sotto ai piedi e lo ha dato per capo sopra ogni cosa alla Chiesa" (Ef. I, 22; Col. I, 18).

     Ma togliendo la sua similitudine dal corpo umano, egli mostra nulla di meno quanto è intima e gloriosa la nostra relazione col Signore. Gesù stesso non disse altrimenti in questa dichiarazione: 

"Io sono la vite, voi siete i tralci" (Giovi. XV, 5). 

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L' Apice della piramide annunzia la sua perfezione

La Forma della Piramide

    La nostra unione con Gesù, come membra di' Cristo — del gregge consacrato — vien rappresentata benissimo dall'immagine di una piramide.

     La parte superiore (pietra angolare) forma da sola una piramide perfetta. Altre pietre possono esservi aggiunte per disotto, e se esse continuano le linee caratteristiche della pietra del vertice, la massa iutiera formerà una piramide perfetta. Ecco ammirabilmente illustrata la nostra posizione di membri della "semenza" di Cristo. Uniti a lui, conformi a Colui che è capo, la testa, — pietre vive —noi siamo perfetti; separati da lui non siamo nulla.

 

(1) Il manoscritto sinatico, riconosciuto come la copia più antica, più completa e l'una delle più corrette, omet­te la parola "spirituali" dopo "sacrifizi".

 

     Gesù solo perfetto, è stato sovranamente innalzato; consacrati a lui, egli ci forma e foggia alla sua somiglianza affinchè noi possiamo entrare nella struttura dell'edilizio, nella casa del Signore. In una costruzione ordinaria non vi è pietra principale d'angolo; nel nostro edificio essa vi è. E, la pietra angolare del vertice, poich'egli è detto nelle Scritture:

"Ecco, io pongo in Sion la pietra del capò cantone, eletta, preziosa; e chi crederà in essa non sarà punto svergognato. Ancora voi, come pietre vive siete edificati, per essere una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici (I) accettevoli a Dio per Gesù Cristo" (I Pietro II, 4, 6).

     Noi abbiamo questa fiducia che tosto l'unione tra Gesù,*il capo, e la Chiesa ch'è il corpo d'esso sarà completa.

 


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"Sottomettetevi"

     Ma perciò, o diletti! conviene che, sotto la direzione del Sommo Maestro scultore, noi cerchiamo essere tagliati e foggiati come materiali che egli adopera, conviene che per divenire conformi a quel modello, noi lasciamo il suo spirito trasformare, recidere, levigare in noi tutto ciò che gli piacerà. 

   Guardiamoci d'inceppare i suoi piani, di opporre la nostra alla sua volontà. Siamo umili, come piccoli fanciulli — "adorni d'umiltà; perciocchè Iddio resiste ai superbi e da grazia agli umili". Umiliamoci adunque sotto la potente mano di Dio, acciocchè egli v'innalzi quaido sarà il tempo (I Pietro V, 5, 6), come egli ha innalzato il nostro precursore e Capo (Filipp. II, 8, 9).

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     Quello è veramente un messaggio meraviglioso. Quando consultiamo le Scritture riguardo al nostro grande e divino appello, udiamo i profeti gareggiare d'eloquenza per annunziarci la grazia inestimabile che ci è stata fatta; poi i tipi, le parabole e i discorsi oscuri insino ad oggi, s'illuminano e proiettano la loro luce sulla via stretta che il gregge consacrato deve seguire, correndo verso il prende; ormai visibile davanti a lui. 

   E tale mistero a cui nessuno aveva pensato prima dell'effusione dello Spirito: che Iddio aveva decretato di mandare un Liberatore che ci unirebbe in lui, e quindi un Liberatore composto di molte membra. E, quella la vocazione celeste (la chiamata superiore), privilegio rivolto a tutti i credenti consacrati dall'èra del Vangelo. 

   Gesù non si provò a spiegare quel punto ai suoi discepoli infino a tanto che li vide ancora allo stato di uomini inconsci; egli aspettava che la Pentecoste ne avesse fatto degli unti, degli uomini generati alla natura novella. 

   Paolo dichiara che solo "delle creature nuove" possono ora apprezzare e comprendere quella divina chiamata. Noi "predichiamo, dice egli, in misterio la sapienza (il piano) occulta di Dio, la quale Iddio ha, innanzi i secoli determinata a nostra gloria, la quale niuno dei principi (capi) di questo secolo ha conosciuta ... ma siccome egli e scritto: 

"Le cose che occhio non ha vedute e orecchio non ha udite, e non sono salite in cuore d'uomo, son quelle che Iddio ha preparate a quelli che l'amano ma Iddio le ha rivelate a noi per lo suo spirito (I Cor. II, 6-14).

Il Cristo (Capo e Corpo) e' la progenie di Abramo

la quale benedira' tutte le famiglie della Terra.

     Nell'Epistola ai Galati, il medesimo apostolo svela il misterio tutto iutiero mostrando come "i compirà il patto concluso con Abraarno. Egli mostra come la legge data ad Israele non abbia annullato il patto primitivo (Gal. III, 15-18), che la progenie di Abraamo che deve benedire tutte le nazioni è Cristo Gesù (vers. 16). Poi egli dà ad intendere che il Cristo racchiude in se tutti coloro che sono unti dello spirito.

 

"Conciosiacchè voi tutti, che siete stati battezzati in Cristo, abbiate vestito Cristo ... Perciocchè voi tutti siete uno in Cristo Gesù ... ora, se siete di Cristo, siete adunque progenie d’Abraamo, ed credi secondo la promessa" fatta a que­st'ultimo (vers. 27, 29).

 

 

 

 

 

Perche' fu' necessario tenere il mistero occulto?

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"Ecco l' Uomo!"

     Proseguendo il suo pensiero l'autore mostra (Gal. IV), che Abraamo fu un tipo di Geova. Sarà un tipo del patto e della promessa e Isacco un tipo del Cristo (testa o corpo); egli aggiunge in seguito: "Or noi, fratelli, nella maniera d'Isacco, siamo figliuoli della promessa" (vers. 28). Così il piano di Dio rimase velato sotto ai tipi e le figure finchè l'età del Vangelo cominciò a svolgere il Cristo.

     Quel segreto tenuto era necessario, altrimenti il mistero non sarebbe stato tale per tanto tempo. Il far conoscere anzi tempo le intenzioni di Dio al mondo sarebbe stato un fornirgli il mezzo di opporsi al loro adempimento. Se gli uomini avessero conosciuto intieramente il piano d'amore, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria nè la Chiesa ch'è il corpo d'esso (I Cor. II, 8). 

   La morte di Cristo, prezzo della redenzione del mondo, non avrebbe avuto luogo, la prova della fede della Chiesa, chiamata a partecipare alle sofferenze di Cristo, non sarebbe stata fatta, perocchè "il mondo non ci conosca" (come coeredi di Cristo) per le ragioni stesse che l'impedirono di conoscere Cristo medesimo (I Giov. III, 1).

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"Il Cristo" un Mistero

     Se il piano di Dio, e il Cristo in cui prese corpo, sono pel mondo un gran mistero, la vita o la marcia singolare di quel "piccolo gregge" di coloro che sono in Cristo fa di essi pure un "popolo particolare" (Tit. II, 14). 

   Che un uomo come Gesù di Nazaret abbia consacrate le sue facoltà straordinarie, non già alla politica, al diritto, al commercio o a fondare una religione popolare, ma invece all'adempimento d'un compito vano ed insignificante agli occhi del mondo, ecco ciò che non hanno compreso i suoi contemporanei.

   Agli occhi loro egli perdeva inutilmente tempo e fatica, epperciò dicecevano: 

"Egli ha il demonio, ed è forsennato" (Giov. X, 20). 

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Paolo dinanzi Agrippa

      Essi non potevano maggiormente comprendere la sua vita nè afferrare la sua dottrina. Cosi pure la condotta degli Apostoli e dei loro compagni parve un enigma inesplicabile quand'essi abbandonarono il lavoro al quale erano vocati e sacrificarono i foro interessi terreni per predicare la remissione dei peccati nel nome di Gesù crocifisso e sprezzato. 

   "Tu farnetichi; il tuo gran sapere ti mette fuor di senno!" diceva Festo all'Apostolo delle genti che aveva rinunziato ai destini più gloriosi secondo il mondo per annunziare Cristo e per procacciare, attraverso le più dure privazioni,una corona invisibile, preparata per tutti i veri discepoli. 

   Tutti coloro che, all'esempio del grande Apostolo, seguono le orme del Maestro, sono considerati come pazzi a cagione di Cristo.

Il Piano di Dio non sara' occulto per sempre.

 

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     Ma il piano di Dio non resterà sempre un mistero nascosto. L'avvicinarsi del Millennio reca agli uomini la piena luce di Dio. La terra sarà ripiena della conoscenza del Signore (Abac. II, 14). 

    Il sole di Giustizia che deve alzarsi, spandendo salute nei suoi raggi, dissipando le tenebre dell'ignoranza è il Cristo nella gloria del suo regno millenario, non già il capo solo, ma altresì le membra del suo corpo, dappoichè egli è scritto che 

"se pure soffriamo con lui, acciocchè con lui siamo glorificati"

"quando Cristo che è la vita vostra, apparirà, allora ancora voi apparirete con lui in gloria". — 

"Allora i giusti risplenderanno come il sole, nel regno del padre loro". (Rom. VIII, 17; 2 Tim. II, 11, 12; Col. III, 4; Mat. XIII, 43).

"Iddio spandera' il Suo spirito sopra ogni carne." Giole 2:28

 

     Le promesse alle quali crediamo e le speranze che ci son divenute care coll'accettare "il pensiero di Cristo" sono pura immaginazione nell'opinione di tutti salvo di quelli che sono generati ad un nuovo spirito; esse sembrano troppo improbabili per essere accettate, o per essere prese come regola di condotta. Nell'età che viene, quando Iddio "spanderà il suo spirito sopra ogni carne", come egli lo ha sparso durante l'età presente sopra i "suoi ser vitori e sulle sue serve", tutti comprenderanno allora veramente le promesse e le apprezzeranno; essi si rallegreranno dell'ubbidienza e dell'innalzamento della Chiesa. —

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""Rallegriamoci e giubiliamo, e diamo a lui la gloria, perciocchè son giunte le nozze dell'Agnello, e la sua moglie s'è apparecchiata" (Apoc. XIX, 7).

     Gli uomini si rallegreranno della glorificazione della Chiesa, per mezzo della quale fiumi di benedizioni scorreranno su di essi: e mentre apprenderanno che "le maggiori e più preziose promesse" eredate dall'unto (il Cristo, testa e corpo), non sono per essi, ma che esse furono compiute in noi, essi saranno benedetti per la lezione appresa dalla Chiesa; e mentre correranno alle benedizioni che saranno loro presentate, essi profitteranno dell'esempio della Chiesa e glorificheranno Iddio a causa di essa. 

   Ma quella conoscenza non sveglierà nel loro cuore gelosia veruna, perchè sotto al nuovo ordine di cose, la loro chiamata alla natura umana perfetta sembrerà loro più invidiabile che non una trasformazione della natura.

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     Allora il "Mistero" sarà compiuto; poichè gli uomini vedranno che era lo spirito di Dio in Cristo, e lo spirito di Cristo in noi, — Dio manifestato in carne ch'essi avevano fin qui mal compreso o male interpretato. Allora essi vedranno che non eravam pazzi, nè insensati; ma che avevamo scelta la parte migliore, allorchè correvamo per ottenere la ricchezza, l'onore e la corona, invisibili per essi, ma però eterni.

     In quanto a ciò che riguarda il tempo, il mistero di Dio si compirà al suono della settima tromba (simbolica) (Apoc. X, 7). Ciò si applica al mistero nei due sensi in cni viene adoperato; il mistero o i tratti segreti del piano di Dio saranno rivelati e pienamente conosciuti allora, come pure il “Mistem di Dio", la Chiesa, che è l'essenza di quel pian. I due saranno compiuti allora. 

   Il piano segreto, nascosto, avrà scelta la pienezza, il numero completo dei membri del corpo di Cristo; conseguentemente il Corpo di Cristo sarà compiuto; e il piano cesserà di essere un misterio perchè motivo alcuno esisterà più per la perpetuazione del suo segreto.

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    La grandezza del mistero tenuto sì a lungo segreto e nascosto sotto promesse, tipi, immagini, l'incomparabile grazia riservata per coloro che sono messi a parte, per coloro che sono chiamati all'associazione di quel mistero (Ef. III, 9) ci obbliga a riconoscere che l'opera chesuccederà al suo compimento, per il quale Geova ha conservata l'umanità durante sei mila anni nell'attesa e nella speranza, deve essere un'opera grandiosa, prodigiosa, degna di preparativi così stupefacenti.

   Quali e quante benedizioni non possiamo noi aspettare pel mondo, allorchè il velo del mistero sarà rimosso e che le ondate di benedizioni scenderanno? 

   Egli è dietro a quel mo­mento che "il inondo creato geme insieme e trava­glia, aspettando la manifestazione de' figliuoli di Dio" "la progenie promessa" nella quale tutti saranno benedetti (Rom. VIII, 19, 21, 22).

 

Cristo per me trafitto in sul Calvario, A te rifuggo, a te solo santuario:
Fonte di vita, lava tu il mio cuore, V'è la ruina mia, mio salvatore!
Quando ahimè! sarò privo d'ogni aiuto, Eterna rocca, Luminar dei mondi
Solo santuario nel tuo sen m'ascondi.
Cristo per me trafitto in sul Calvario, Io volo a te, solo santuario.

Da fascino divino rapito e soggiogato, l'abbagliante splendore,
Che solo irradia del Signor la presenza, io sguardo mio può scorgere.
Eccolo che s'avanza a passo concitato, struggendo con furore
'Il tino" ove ribolle in grande effervescenza, "il vin" che non vuol suggere.

Veggo l'opra continua della sua acuta spada, tremenda e scintillante.
Nell'universo intero del lontano avvenir veggo il fatale giudizio.
L'aer nulla nasconde a quel che osserva e bada: saturo e tumultuante
Di tanti segni e gemiti, ognora fa sentire d'un mutamento l'inizio.

Ne' troni vacillanti, maledetti, perversi, la Sua sentenza leggo.
Ormai decorso è "il tempo delle nazioni", come il tramonto suonò
Pel Re lor. E, nel profondo oblio immersi, pianto e doler pur veggo,
Per sempre dalla terra cancellati e spenti, come tutto passò.

Del Leon di Giuda l'impero avranno i Santi senza limite alcuno.
Al suono della "tromba" pel primo il Re si avanza... Scendendo in ogni cuore,
Egli ne conta i palpiti più intimi vibranti.... li scruta ad uno ad uno
Pria del giudizio estremo, che non lascia speranza a chi colpevol muore.

Rinfrancati, rincorati, esulta anima mia! Il Gran Re, che sostiene
La libertà più santa, che solo il ben proclama, a grandi passi cammina,
Lià pel ridente clivo d'una spaziosa via, e a noi ratto sen viene. 
Preparati a salutarlo come chi più s'ama
e forma la nostra Fede.

 

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